venerdì 24 marzo 2017

Il grande osservatore




In un universo frattale di rotazione infinita ogni punto è un foro, ma di conseguenza ogni punto è un centro dove alla fine scorre l'informazione. L'osservazione dunque è la parte di quiete da dove viene osservato l'universo. Ma chi è che osserva l'universo? Ogni punto è un centro perché in un infinità di frattali ogni punto è un centro. Così ogni punto è l'universo che osserva. Nel cercare il codice di elaborazione neurale molti scienziati si sono scontrati con l'apparente difficoltà di elaborazione del sistema neurale: Alcuni credono che il continuo processo di informazione neurale sia fine  a se stesso, altri credono che ci sia un motivo molto più grande alla capacità di elaborazione informativa della mente. La fisica ondulatoria ci rende più semplice capire come il principio di frequenza che processa l'informazione sia molto più grande ed esteso di quello di un semplice codice binario o di una frequenza ad impulsi d'onda. La massa elettrica ondulatoria prodotta nell'universo ha una scala con al centro una singolarità necessaria per avere un punto di riferimento sulla rotazione. La rotazione è la base della creazione, teorici russi hanno associato direttamente l’energia dei campi torsionali con quella gravitazionale, arrivando così alla definizione del termine “energia gravispin”. In queste nuove teorie, la gravità e la rotazione [spin] sono accoppiate nella stessa basilare maniera in cui lo sono elettrostatica e magnetismo nel momento in cui insieme formano le onde elettromagnetiche. La rotazione consente dunque di creare lo spostamento informativo, la singolarità ne è dunque l'annullamento. Dunque in ogni punto frattale da cui vi è osservazione si trova la quiete. Dunque tu sei il centro che osserva la rotazione, sei la quiete che da riferimento o perno alla rotazione. Così ogni rotazione soggetta a centratura in una mente qualsiasi ha bisogno della quiete per essere consapevole dell'osservatore al centro, ogni onda prodotta dalla rotazione ha bisogno di rendersi coerente per accorciare verso la singolarità. Ogni foro dunque è l'uno indistinto alla finestra.......
Ecco perché viene insegnato da sempre a trovare la quiete all'interno.....
La ricerca della quiete agisce direttamente sulla coerenza è l'ordine ed influenza i telomeri.
Ed è proprio sui telomeri che agisce la meditazione: i ricercatori hanno ingaggiato un maestro spirituale e gli hanno chiesto di insegnare la pratica della meditazione ad alcuni volontari. Il protocollo prevedeva due sessioni di gruppo e sei ore di meditazione individuale al giorno, per tre mesi. Alla fine, coloro che avevano seguito le indicazioni del maestro, avevano un livello di telomerasi (l’enzima che ricostruisce i telomeri, quando questi si accorciano) del 30 per cento superiore a quello misurato in altri 30 volontari sani e simili per età, sesso e condizioni di salute, che non avevano fatto la meditazione.

Essendo la misurazione della telomerasi un indice certo e assai preciso, questo studio mostra come questa antica pratica orientale, rallenti di fatto il processo di invecchiamento e lo faccia agendo sul cervello, nel quale induce reazioni capaci di aiutare la gestione dello stress e capitalizzare le sensazioni di benessere. Tanto che alcuni ricercatori sostengono che la meditazione attivi una naturale tendenza del nostro organismo al rilassamento, insomma


Una conferma ulteriore arriva da uno studio realizzato in collaborazione dal “Massachusetts General Hospital” e dal centro di genomica del “Beth Israel Deaconess Medical Center”, che mostra come la meditazione modifichi l’attività di geni collegati con l’infiammazione, la morte cellulare e il controllo dei radicali liberi, responsabili di molti danni al DNA. E quindi, ancora una volta aiuti a rallentare l’invecchiamento, e a farlo con una rapidità insospettabile per una pratica così “soft”: due mesi di pratica bastano infatti a modificare circa 1.500 geni. Agire sull’attività della mente, altera quindi il modo in cui il nostro organismo attiva istruzioni genetiche fondamentali.

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