Aumento dinamico dei disturbi cognitivi

Molti attribuiscono al caso eventi dinamici che apparentemente
non sembrano avere nessuna correlazione teorica, tuttavia con il
passaggio del sistema solare in questa zona ad alta carica di
densità si sono riscontrati oltre all'aumento di eventi naturali
anche aumenti considerevoli di disturbi neuro-psicologici.
Ad oggi un bambino su cinque soffre, oggi, di disturbi
neuro-psicologici: a denunciarlo è l'OMS azienda sanitaria a livello
mondiale che profetizza per il 2020 il raddoppio di disturbi
psichici.
In America nel 1997 il numero di ragazzi americani a cui è stato
diagnosticato l’ADHD raggiungeva i quattro milioni, e le stime
attuali si aggirano attorno ai sei milioni; in pratica sei milioni di
potenziali ragazzini con disturbi psicologici.
Ma la cosa ancora più incredibile è che moltissimi di loro usano
e useranno per questi problemi farmaci molto tossici. Negli anni
’90, sempre negli Usa, l’uso di uno stimolante per l’ADHD è
aumentato del 700%.
In Francia uno studio sull’uso di farmaci psicotropi tra i bambini
di 609 scuole elementari ha stabilito che più del 12% ricevevano
già psicofarmaci al momento dell’ingresso a scuola, e di questi il
36% aveva iniziato all’età di un anno o addirittura prima.
Generalmente i disturbi coinvolgono tre sfere: quella
dell’attenzione, dell’iperattività e dell’impulsività. Le singole
componenti di questa triade possono variare come consistenza,
caratteristiche e importanza, da soggetto a soggetto.
I soggetti che presentano questo problema sembrano avere la
testa tra le nuvole, essere assenti o immersi nei loro problemi.
L’iperattività si manifesta soprattutto con la difficoltà a rimanere
fermi con il corpo e con le mani. Questi soggetti sembrano avere
addosso “l’argento vivo” o un motore sempre attivo e spinto al
massimo.
L’impulsività si concretizza principalmente nell’incapacità di
riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, sull’esplosività
dei comportamenti che seguono una logica del tutto o niente.
Molte ricerche condotte a livello internazionale evidenziano una
percentuale che si aggira dal 3% al 5% della popolazione.
I primi interventi di carattere neurofisiologico sul cervello
avevano mostrato che danni o interventi ai lobi frontali
comportavano, nei pazienti, un cambiamento nel loro modo di
affrontare la vita e difficoltà nelle situazioni che, fino ad allora,
si erano dimostrate semplici ed automatiche.
Molte persone, dopo la lesione, si mostravano incapaci di
pianificare le loro attività e di valutarne le conseguenze.
Queste constatazioni diedero impulso a molte ricerche e, al
momento attuale, le tecniche che mirano ad indagare il
funzionamento cerebrale nei soggetti ADHD rappresentano un
filone molto interessante per i risultati forniti anche in virtù
degli attuali mezzi d’indagine non invasivi.
Alcuni risultati possono essere così sintetizzati:
a) sintomi tipo ADHD si osservano tipicamente in
individui con lesioni e malattie delle regioni della
corteccia frontale;
le regioni frontali sembrano svolgere un ruolo fondamentale
nell’inibizione delle risposte “impulsive”;
i soggetti con ADHD sembrano avere un ipofunzionamento
della corteccia frontale e della zona pre-frontale;
un minore dinamismo emergerebbe nelle connessioni tra lobo
frontale e zone sottocorticali.
Numerose esperienze ed indagini condotte all’interno del nucleo
familiare hanno dimostrato la presenza di diversi problemi nella
comunicazione genitori-figli e negli stili educativi messi in atto
dai genitori. È molto difficile stabilire un nesso causa-effetto tra
atteggiamento dei Genitori e ADHD, proprio perché i due aspetti
potrebbero alimentarsi a vicenda, per cui lo stesso atteggiamento
del genitore potrebbe essere l’epilogo delle difficoltà incontrate
nella gestione del figlio.
Una buona fetta però della psichiatria ufficiale, considerando il
Disturbo da Deficit di Attenzione una patologia biologica,
esegue sistematicamente questa aggressione chimica, l’altra
parte invece dei ricercatori s’identificano nelle parole del dott.
Joe Kosterich dell’Associazione Medica Australiana: “la
diagnosi dell’ADD è del tutto soggettiva… Non esiste nessun
test. È solo una questione di interpretazione.”
Molti bambini non presentano nessuna disfunzione né patologia
rilevabile, eppure si presentano svagati, superattivi o addirittura
irrefrenabili e alcuni manifestano anche un disturbo del
linguaggio.
Secondo Keith Smith, tutte le disfunzioni del corpo sono di
origine autoimmune ed ha elaborato un sistema per spiegare
come ciò avvenga, ma sopratutto ha rilevato che in tutti i
pazienti con disturbi vari vi era una situazione che lui chiama
polarità invertita cronica.
Questa parola indica un cambiamento nella polarità del corpo
che cambia il modo di condurre l'elettricità attraverso le cellule.
Egli spiega che come tutte le cose il corpo ha un campo
magnetico, che è la base funzionale per tutti i sistemi cellulari e
che se tale stato ordinato viene invertito da eventi stressanti
come liti, difficoltà espressiva, cattive abitudini sforzi può
causare un inversione di polarità che comporta il mal
funzionamento.
La mente è da sempre il fenomeno più affascinante a cui i
ricercatori e i filosofi di tutte le ere si siano appassionati; ogni
persona normalmente percepisce solo un centesimo delle totalità
delle informazioni sensoriali che la colpisce.
Su 2.000 impulsi di dati sensoriali che arrivano in un ciclo
percettivo al cervello solo 20 sono riconosciuti consapevolmente
da una persona.
Di ogni percezione vengono quindi prese solo alcune
caratteristiche riconosciute, organizzate, riunite secondo la base
di memoria e la concezione interna del mondo.
La ricostruzione percettiva di solito si limita a una piccola mole
di dati che colpisce i sensi, e al richiamo di immagini mentali
registrate nel cervello ed associate agli eventi.
La genetica tuttavia con le sue continue ricerche tira sempre
nuovi aspetti e segreti da quel calderone incredibile che è
rappresentato dal DNA.
Il grosso dilemma che affligge i ricercatori è la dualità tra
strutture biologiche è i complessi fenomeni di coscienza,
capacità, e senso del sé che accompagnano ognuno.
Quindi la questione è sempre stata trovare una risposta su come
il cervello sia in grado di originare la mente.
Alcuni ricercatori si sono dedicati ad esaminare la
sovrapposizione evolutiva di strati cerebrali,
altri a mappare i territori del cervello che sono in relazione con
specifiche funzioni della mente
e ad indagare sempre più la complessa integrazione del cervello:
le connessioni che le aree e i nuclei di neuroni stabiliscono tra
loro, le frequenze di sincronizzazione nel tempo, le modulazioni
dovute a differenti neurotrasmettitori.
Ma lo studio lineare del fenomeno ha portato sempre grossi
limiti nella spiegazione pressoché istantanea del fenomeno
cognitivo.
Il meccanismo basato sui processi cognitivi strutturati dalla
composizione di cellule e fasci di neuroni dipendenti dai
costrutti del DNA costituisce non solo un processo limitativo ma
anche una grossa mancanza di libertà nel modo di essere di
ognuno.
I modelli per spiegare la coscienza negli ultimi anni sono stati
davvero tanti; una parte si basa sui principi classici della fisica
altri invece sulle recenti scoperte sulla meccanica quantistica.
I modelli basati sulla risposta agli stimoli esterni organizzati
secondo le risposte emotive, quindi rielaborati da processi
meccanici all'interno delle cellule, si sviluppano sul fatto che le
cellule nell'interazione con un oggetto e tra loro costruiscano
una serie di stimoli interpretativi che portano ai costrutti
mentali.
In questo meccanismo ogni esperienza ed ogni oggetto viene
organizzato in mappe interne dal cervello dividendo le funzioni
interne per aree destinate all'elaborazione, diversificando
l'attività delle cellule dei vari reparti del cervello in specifiche
funzioni.
Le configurazioni neurali tra mappe e le connessioni a circuito
consentirebbero la proiezione di immagini e costrutti riferiti
all'esperienza in maniera univoca, ovvero ad ogni esperienza le
articolazioni interne delle reti neuronali consentirebbero di
articolare la percezione.
Comunque tutte le interpretazioni sulla coscienza e sulla mente
composte in base a dati risultanti dai solo processi cellulari e
fisiologici non tengono conto della realtà microscopica e delle
leggi che intervengono nell'infinitamente piccolo.
Le scoperte sulla meccanica quantistica hanno quindi aggiunto
inevitabilmente le leggi di un ambiente reale come quello
particellare alla elaborazione dei costrutti che sottintendono la
coscienza.
La differenza aggiuntiva molto significativa è stata quella di
considerare la realtà dipendente dall'osservatore e non un
costrutto lì a priori che l'osservatore subisce.
I processi lineari di studio cellulare non consentono spiegazioni
esaustive sui complessi fenomeni della coscienza come la
sinestesia, la percezione separata, ma sopratutto non tengono
presente che tutta la rielaborazione e i costrutti della coscienza si
basano sulla contemporaneità complessa dei fenomeni interni e
non di un cammino lineare e consequenziale che richiederebbe
molto tempo solo per ricostruire i flussi di dati che ad esempio
arrivano solo agli occhi, quindi alle orecchie e poi al resto.
La contemporaneità di una visione associata all'ascolto di un
brano musicale comporta una connessione interna tra particelle
che organizzano gli stimoli elettrici in maniera entangled,
contemporanea ed informata.
In questo senso la fisica quantistica ha aggiunto un incredibile
passo avanti alla comprensione di tale processo.
Ma osservando singolarmente i processi interni si perde la
visione d'insieme.
Infatti la scienza nel chiedersi cosa sia un impulso nervoso si è
messa ad osservarlo, trovando che
un impulso nervoso è una modificazione del potenziale elettrico
che si instaura tra un lato e l’altro della membrana del neurone e
che si propaga con una reazione a catena.
Esso è caratterizzato da un potenziale di membrana cioè da una
differenza di carica elettrica tra i due lati della membrana. Il
citoplasma ha, infatti, carica negativa mentre il liquido
extracellulare è positivo. La membrana quindi, tenendo le due
cariche separate, immagazzina energia potenziale.
La carica negativa all’interno del citoplasma è dovuta alla
presenza di proteine in soluzione ed altre molecole organiche
che sono, appunto, negative, ma non solo. Esiste, infatti, un
sofisticato sistema di canali e pompe, costituito da proteine di
membrana, che regola il passaggio di ioni inorganici come quelli
del sodio (Na+) e del potassio (K+).
In un neurone a riposo la membrana permette l’entrata di ioni
Na+ in ridottissime quantità e lascia diffondere all’esterno ioni
K+. In questo modo, però, la differenza di potenziale
aumenterebbe sempre di più e per mantenerla costante ad un
determinato livello c’è bisogno di una particolare proteina di
membrana chiamata pompa sodio-potassio che fa sì che rimanga
sui livelli di -70 millivolt. Essa fa entrare nella cellula ioni K+ e
fa uscire ioni Na+ per trasporto attivo.
Quando un neurone viene sottoposto a uno stimolo, che può
essere rappresentato da una scossa elettrica, da una pressione
sulla cellula o da un’improvvisa variazione di temperatura, apre
i canali del sodio e diventa quindi permeabile agli ioni Na+ che
diffondono all’interno.
Questo provoca un’inversione di polarità: all’interno vi è un
eccesso di carica positiva e all’esterno una carenza. La
membrana raggiunge così un potenziale di circa +40 millivolt
detto potenziale d’azione o, più semplicemente, impulso
nervoso. Ciò avviene in un determinato punto della membrana,
ma le modificazioni che avvengono qui influiscono
sull’equilibrio della parte a esso adiacente dando origine a una
reazione a catena e facendo propagare l’impulso nervoso.
Una volta che il potenziale d’azione è “passato” da quel punto,
la pompa sodio-potassio si riattiva e riporta il potenziale di
membrana a -70 mV.
La risposta agli stimoli è del tipo “tutti o nulla” nel senso che gli
impulsi non variano l’intensità a seconda che lo stimolo sia stato
lieve o forte. La nostra percezione di queste caratteristiche dello
stimolo dipende quindi dalla frequenza dell’impulso e non dalla
sua intensità.
Una volta che l’impulso è giunto a una sinapsi si trasforma, il
più delle volte, in una sostanza chimica detta neurotrasmettitore.
Il più diffuso è l’acetilcolina. I dendriti del neurone postsinaptico
possiedono dei recettori chimici ai quali si lega il
neurotrasmettitore. Questo legame modifica il grado di
permeabilità agli ioni Na+ della membrana cellulare postsinaptica
e permette la trasmissione di un impulso da un neurone
all’altro.
Ma cosa organizza gli impulsi nervosi in maniera intelligente?
Altri impulsi nervosi? E come fanno delle semplici scariche
elettriche a comporre l'infinita interiorità di ognuno?
Queste domande hanno ovviamente sempre lasciato interdetti e
incomplete tutte le teorie sulla formazione dell'io e della
coscienza.
Infatti l'insieme degli stimoli nervosi rappresentano un mare di
energia elettrica polarizzata che assume i connotati di immagini
interne, riflessioni, pensieri, stati emotivi, concettuali, punti di
vista associativi ecc.
Come fanno gli impulsi luminosi a specializzarsi?
In questo contesto l'aggiunta della meccanica quantistica e di
teorie come la componente olografica sembrano essere
quantomai necessarie per dare una risposta precisa.
Un altro fattore incomprensibile per le tematiche delle strutture
classiche è rappresentato dal fenomeno dei sogni.
Molti ricercatori direbbero che il sogno è uno stato di
"pseudocoscienza", il risultato delle sinapsi che trasferiscono le
informazioni più importanti del giorno in una memoria a lungo
termine.
Se lo stato del sogno non fosse un posto "reale" in qualche modo
creato fuori dal cervello, allora dovrebbe essere impossibile
l'esistenza della coscienza completamente sveglia dentro il
sogno stesso.
Ma gli studi sui sogni lucidi ormai mostrano che una persona
mantiene le proprietà di pensiero, analisi e ragionamento,
mentre interagisce con un intero mondo di stimolo multisensoriale
in continuo cambiamento.
Ma mentre questo accade il cervello non esibisce i normali segni
di coscienza cosciente e le attività mentali risultanti
dall'elettroencefalogramma mostrano avere altre frequenze.
Ma non solo l'attività correlata alle funzioni cerebrali per reparti
non potrebbe mai spiegare le informazioni fornite dal Col. Tom
Bearden su soggetti affetti da idroencefalia dove molto del
cervello di una persona manca e rimane solo acqua al suo posto.
Nella teoria delle funzionalità per reparti del cervello una
condizione del genere dovrebbe presentare incredibili restrizioni
di capacità o addirittura la morte cerebrale, invece ci sono
soggetti completamente attivi nelle funzioni in cui parte del
cervello è mancante.
Un uomo ha persino ottenuto una laurea in matematica dalla
Cambridge University e le scansioni MRI della cavità del suo
cranio hanno mostrato che esiste solo pochissimo tessuto
nervoso sopra la sua spina dorsale alla base del cranio.
Nella teoria olonomica del cervello condotta dal dott. Pribram le
ricerche hanno dimostrato che non c'è un posto dove locare la
memoria, e che ogni porzione del cervello è contenuta come un
ologramma in ogni parte.
Le scoperte attuali sul DNA, sulla fisica quantistica, il campo di
punto zero stanno aggiungendo importanti dati alla costruzione
di un modello meno imperfetto della coscienza.
Questi dati stanno andando sempre più a confermare vecchie
teorie, come l'inconscio collettivo, la mente unita, la mente
universale, e le capacità dei campi di essere di natura
intelligente.
La denominazione di psicologia archetipica è stata proposta da
James Hillman che vedeva la teoria dell'evoluzione interiore
come una serie di percorsi che ognuno segue nella propria
anima.
Tuttavia tale prospettiva va sicuramente fatta risalire all'opera di
Carl Gustav Jung che per primo ha intuito l'importanza del
mondo del mito e della crescita personale.
Jung distaccandosi dal modello biologico sostenuto da Freud
afferma che le strutture della psiche si basano sull'attività
immaginativa, che riportano tale stampo in ogni genere di arte,
religione o usanze dei popoli; tali modelli fondamentali vennero
così chiamati archetipici.
Il concetto di archetipo è stato utilizzato per la prima volta dal
filosofo ellenista Filone di Alessandria; fu poi ripreso da varie
correnti filosofiche, prima di essere riproposto da Jung come
uno dei cardini della psicologia analitica.
Questo concetto viene proposto da Jung all'interno della sua
prospettiva che concepisce l'inconscio umano come composto da
due livelli o strati: un livello “individuale”, che attiene alla sfera
personale del singolo, con i suoi contenuti di pensiero, emozioni
e comportamenti, ed un livello “collettivo” rappresentato dai
contenuti universali comuni a tutte le culture.
Nella visione di Jung gli archetipi rappresentano le immagini
originarie della coscienza che si comportano come modelli
funzionali innati che articolano la natura umana.
Determinati nella forma ma non nel contenuto rappresentano in
poche parole la base di partenza di qualsiasi comportamento o
esperienza interna alle persone.
Essi divengono le strutture collettive fondamentali della
coscienza umana diventando così una priorità per la salute
dell'individuo, in quanto fungono da guide per lo sviluppo e
l'evoluzione di ognuno, lungo il percorso di crescita psico-fisica
che compie nella sua vita.
I vari archetipi sono quindi in realtà le possibilità di esperienze
fondamentali vissute da ogni essere umano.
Così secondo Jung, la coscienza e l'inconscio sono due sfere che
si contrastano, ma che, nello stesso tempo, si integrano a
vicenda, costruendo una visione della psiche che si struttura in
tre dimensioni, o livelli, che interagiscono tra loro: l'Io,
l'inconscio personale e l'inconscio collettivo.
L'io funge così da selettore dell'immensa quantità di dati che
l'esperienza riversa in continuazione sulla mente, fornisce il
senso d'identità e della continuità dell'esistenza.
L'inconscio personale è il deposito dei contenuti rimossi dalla
coscienza, di qualsiasi natura purché non posti all'attenzione
dell'io e che però influenzano direttamente l'individuo.
L'inconscio collettivo è sicuramente il dato di maggiore novità
della teoria junghiana: "è la poderosa massa ereditaria spirituale
dello sviluppo umano, che rinasce in ogni struttura cerebrale
individuale", deposito ancestrale del genere umano.
James Hillman riprende l'importanza cruciale degli archetipi per
la psiche umana definendoli i modelli più profondi del
funzionamento psichico, come le radici dell'anima che
governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il
mondo.
Erich Neuman ha una visione d'insieme della psiche, così come
il corpo è composto da organi fisici, essa è composta da organi
psichici, gli archetipi.
Jung afferma anche che nell'inconscio, oltre a uno strato
(denominato inconscio personale) i cui contenuti constano di
materiali riconducibili al passato personale di ciascuno, vi sono
anche immagini in cui non vi è nulla di personale e che
appartengono a uno strato più profondo, che è innato.
Jung lo chiama inconscio collettivo, perché i suoi contenuti sono
gli stessi ovunque.
Ne scaturisce così una chiara visione di livelli differenziati di
mente, che spesso ha una matrice informata e matematica
evidente oppure semplicemente una struttura organizzata in vari
reparti.
Ovviamente tutti hanno a che fare ogni giorno con tale mistero
interiore, composto dal pensiero, risposte innate, funzionamento
del corpo e sogni di natura simbolica.
Ovviamente il cardine del funzionamento del corpo non è sotto
il controllo della parte cosciente della mente, e già questo
implica che ci sia un’intelligenza organizzata che gestisce le
funzioni vitali e primarie dell'organismo.
La problematica che emerge è sempre quella di come faccia
questo volume immenso di dati, così vasto ed intelligente, ad
uniformarsi nel corpo e nella coscienza e da dove arrivano il
carattere di ogni persona e la sua risposta agli stimoli.
Il concetto di mente collettiva ha sempre affascinato gli studiosi;
Peter Russel propone addirittura la Terra come un grosso
cervello globale.
La mente inconscia rappresenta da sempre un enorme mistero,
molte sono le persone che ad esempio presentano paure innate,
avversioni, o stati difficoltosi derivanti dalla mente inconscia.
Quindi in ogni persona sono presenti intelligenze diverse
all'opera, ma sembra che il pensiero cosciente non sia mai
informato delle cose che accadono visto che è sempre sorpreso
da cose tipo le espressioni del corpo, le paure ecc.
Freud arriva all’intuizione dell’inconscio mediante lo studio del
fenomeno della “rimozione”, cioè dell’apparente dimenticanza
di alcuni episodi del nostro passato che rimangono comunque
attivi, tanto che possono essere ricordati, rivelando anche
l’influenza che hanno avuto sullo sviluppo della nostra
personalità. Ma se di tali fatti non siamo coscienti eppure essi
producono degli effetti, devono essere in noi ma in modo non
consapevole, in una dimensione inconscia.
Secondo Freud la psiche ha una struttura simile a quella di un
iceberg, dove la parte sommersa è ben più estesa di quella
visibile a livello del mare. Conscio è ciò che affiora, la
superficie della psiche dove risiedono tutti i processi di cui
siamo consapevoli e l’ordinaria percezione delle idee. Il
Preconscio è una zona di confine di cui non c'è sempre
coscienza, l’inconscio è la parte più grande della psiche che si
trova sommersa poiché non è accessibile alla coscienza. Qui si
ritrovano quell’insieme di pulsioni ed esperienze che sono
spiacevoli o del tutto in contrapposizione con la nostra parte
logica e conscia. Per questo motivo tutti questi materiali sono
bloccati e possono affiorare solo nei sogni quando le difese sono
affievolite, oppure sotto forma di sintomi.
Quindi la mente, come visto, registra qualsiasi cosa, un numero
incredibile di dati che poi vengono analizzati poco per volta,
costruendo una banca dati totale (l'inconscio) e una visione
giornaliera (il conscio) dove le tematiche vengono rifiutate,
accettate, valutate, attualizzate, eseguite ecc.
Ma non si capisce dove vengono registrati tali dati e in base a
cosa vengano suddivisi in argomenti consci ed argomenti
inconsci.
Per fare ciò l'intelligenza che organizza il tutto dev'essere di una
grandezza enorme altrimenti tutta questa mole di
interconnessioni e dati non potrebbe essere opportunamente
organizzata.
Ultimamente sono stati elaborati due modelli d'inconscio:
quello cognitivo, come una modalità di immagazzinamento delle
esperienze nella memoria a lungo termine che si riferisce a
forme di conoscenza implicita, non soggetta o poco soggetta
all’elaborazione verbale. Non comporta una rimozione in senso
dinamico: si tratta dei primi mattoni della vita mentale
inconscia, contenuti precoci che difficilmente possono essere
allontanati dalla coscienza;
quello dinamico, costituito da contenuti che sono stati accessibili
alla coscienza ma che sono stati rimossi attivamente, soppressi
grazie a dinamiche neurobiologiche che coinvolgono
l’ippocampo e la corteccia prefrontale, due strutture che
maturano lentamente nel corso della vita postnatale.
Ma in che modo in un’esperienza che avviene nel momento
presente, nell'istante vengono selezionati i parametri e i dati
consci e quelli che vanno a comporre la somma di dati inconsci
dell'individuo?
La scoperta dei neuroni specchio, una classe di neuroni che si
attivano selettivamente sia quando si compie un azione sia
quando si osserva compiuta da altri, ha chiarito che l'interazione
esterno interno è diretta e non elaborativa.
In pratica vedere una azione già implica attivare una serie di
neuroni che funzionano come se l'azione si stesse compiendo.
Un’altra scoperta effettuata monitorando un gruppo di meditanti
è stata che durante la meditazione le onde cerebrali dei
partecipanti diventavano coerenti: il pensiero di tutti i praticanti
si allineava e si coordinava entrando in fase, come se fossero
tutti collegati, come se fossero un unico pensiero!
Queste scoperte fanno nascere la prospettiva che in realtà il
confine tra esterno ed interno sia alquanto labile, e che tutta la
massa di dati inconsci possa essere un flusso continuo che si
muove nello spazio producendo onde di varia natura.
Quindi tecnicamente la mole di dati sarebbe accessibile ed
interscambiabile con la semplice sintonia, come l'accordatura di
uno strumento.
Ma come funziona l'elaborazione dell'ambiente esterno?
Il cervello riceve informazioni statistiche dalle reazioni
fitochimiche che avvengono nella retina; i ricettori retinici
reagiscono ad una infinita mole di dati, ai fotoni che arrivano
con diversa vibrazione e frequenza ondulazione e diffrazione.
Insomma in un secondo c'è un movimento infinito di
informazioni che giunge all'occhio.
I dati vengono elaborati mediante le differenziate proprietà di
analisi dei due emisferi cerebrali, quindi vengono assemblati e
tradotti in immagini ed informazioni che la mente sembra
collocare in un determinato contesto.
Pertanto la percezione non genera una visione speculare
dell'ambiente esterno, dato che il cervello elabora sempre
l'informazione probabilistica ricevuta dagli impatti sensoriali e
visivi.
In un contesto del genere separare le funzioni del cervello, nella
procedura di accumulo dati, sembra un’impresa incredibile con
le dinamiche chimico fisiche delle cellule cerebrali.
In un oceano di dati, composto da segnali luminosi, scariche
elettriche e campi elettromagnetici, che arriva continuamente e
ripetutamente al cervello, dove sono contenute la significazione
delle immagini, il processo di auto coscienza e le funzioni
superiori come l'intuizione e la sinestesia?
Ovviamente la luce ed i segnali elettrici vengono differenziati in
strutture concrete e specifiche che caratterizzano l'ampio volume
di avvenimenti interni alla mente.
In questo senso va compresa la capacità degli stimoli luminosi
nel creare immagini, essere conservati e riferiti in un
determinato contesto.
Un cambiamento del sistema solare nei campi magnetici sta ora
evidenziando sempre più la connessione tra i processi mentali, il
DNA e i campi presenti nel sistema solare e sulla Terra, aprendo
ad un nuovo grado di influenze e dimostrazioni nella
spiegazione dei processi biologici e mentali, nonché nel
funzionamento dei sistemi naturali ed evolutivi.
Una mole impressionante di ricerche tra scienziati russi, ricerche
universitarie e casi sperimentati danno sempre più importanza
alla componente sottile che avvolge il corpo, come una matrice
indispensabile al funzionamento del corpo e degli stati cognitivi.
La dinamica che riguarda il sistema solare quindi interagisce
anche sugli stati generali di questi campi, e, forse, ciò che non
riesce ad adeguarsi a questo processo di cambiamento va in
stress producendo disfunzioni fisiche apparentemente
inspiegabili.
Ogni volta che una persona cade in uno stato depressivo e ne
esce, di solito conquista uno stato nuovo d'essere ed apporta
modifiche incredibili al suo stile di vita.
La società attualmente sta attraversando proprio questo intenso
processo di cambiamento e anche se può sembrare un caso tale
crisi va di pari passo con il cambiamento del sistema solare.
Una percentuale sempre più alta si direziona verso l'attenzione
alla salute, all'ambiente e alla vita retta da un coscienza pulita.
I bambini sono ovviamente la parta più sensibile a questo nuovo
impeto e molto spesso il loro disagio deriva da non riuscire a
capire i limiti di una società, o di uno schema familiare con il
quale si trova a convivere.
Molti potrebbero ipotizzare che è sempre stato così, ma ora
sembra avere una reazione molto forte per i soggetti che
sviluppano sempre più la loro coscienza emancipandosi da
vecchi modelli familiari e societari.
Una nuova modalità di pensiero sembra nascere, e mai come in
questo periodo sempre più persone si danno a stili di vita sani e
corretti facendo attenzione all'alimentazione e alla salute.
Nel giro di 6 anni i casi di Alzheimer sono più che raddoppiati.
Un aumento del 57% (che viene confermato dalla lettura diretta
dello studio dell’Asl), chiarisce come qualsiasi sia la causa i
disturbi cognitivi sono aumentati del 400% in pochi anni.
Una cosa del genere sembra essere una vera epidemia, o
semplicemente i parametri valutativi non si adeguano ad un
cambiamento interno delle persone.
Le ricerche ormai mostrano come il DNA sia altamente sensibile
ai campi elettromagnetici, e che essi compenetrino ogni cellula a
livello informativo.
Comunque non a caso questi dati sono aumentati proprio in
corrispondenza dei processi elettromagnetici e torsionali
presenti ora nel sistema solare.
La spiegazione a ciò con la grande unificazione del campo
frattale è semplice: qualsiasi onda di campo che non riesce a
distribuirsi in maniera coerente ed armonica creerà
un’interferenza distruttiva tra onde che collasseranno.
La scienza ormai ha ampiamente documentato come la mente
sia parte di un campo elettromagnetico; ma ancor meglio nella
fisica dei toroidi è il movimento da dentro a fuori di un vortice a
creare prima la consapevolezza e poi le griglie a solidi platonici
che si articolano in pensieri.
Un aumento della compressione richiede che quanto meno il
campo sia coerente in maniera frattale con una nuova onda per
poter essere sostenibile. In pratica le scoperte ci stanno mandando alle pratiche
insegnate dai vecchi maestri spirituali, che senza dati e ricerche riuscivano
a scoprire i segreti della mente dentro loro stessi.


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