Gravità rivisitata

In realtà la rotazione fra onde è l'unica misura che la scienza ha
mai ottenuto per massa e per tempo.
A scuola insegnano che una forza, la forza di gravità, ci tiene
ancorati sulla Terra. La concezione che la gravità sia una forza
deriva dalla fisica Newtoniana del ’600.
Per Newton il movimento dei corpi sulla Terra, il movimento
della Luna attorno alla Terra e dei pianeti intorno al Sole sono
tutti soggetti a una forza che si sprigiona fra due corpi ed è
direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e
inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Questo vuole dire che più i corpi sono massicci e vicini e più è
intensa la forza che li attrae. Questa forza fu chiamata gravità, la
legge della gravitazione funzionava e funziona in maniera
ottima e ci permette di poter calcolare addirittura le traiettorie
delle sonde che spediamo nello spazio e sugli altri pianeti. Detto
così però sembrerebbe che la gravitazione sia una proprietà della
massa che attira a sé le altre masse.
Un chiarimento sulla vera natura della gravità arrivò nel 1916
con la pubblicazione Teoria della Relatività Generale di Einstein
che portò una vera rivoluzione sul modo di concepire lo spazio.
Fino ad allora lo spazio e il tempo erano considerate due entità
slegate, per Einstein il tempo e lo spazio sono invece legati in
quello che lui chiama spazio-tempo.
Nella teoria geometrica dello spazio-tempo si assume che lo
spazio venga deformato dalla presenza di masse, lo spazio dice
alla materia come muoversi, la materia dice allo spazio come
incurvarsi. Immaginiamo lo spazio-tempo come un lenzuolo: se
noi buttiamo una palla sul lenzuolo questo si piega, grandi
concentrazioni di masse piegano lo spazio e questo vale anche
per il nostro pianeta dove la mela cade appunto per l’effetto
della curvatura dello spazio-tempo, dovuta alla massa della
Terra. La gravità “appare” dunque perché lo spazio-tempo si
curva in presenza di una grande concentrazione di materia come
può essere quella di un pianeta o una stella. Maggiore è la massa
e maggiore sarà la distorsione e quindi maggiori sono gli effetti
della gravità. La gravità quindi non è una forza ma è il risultato
della forma curva dello spazio-tempo.
Per molto tempo si è considerato la gravità molto forte, non
possiamo fare nulla per resistere, ma l’inerzia non sembra così
potente; difficilmente la notiamo o facciamo attenzione alla sua
esistenza. Comunque, non è così che funziona! Chiunque studi
questa informazione saprà che le equazioni di base per la gravità
e l’inerzia funzionano allo stesso modo.
Questo significa che se avete un dato oggetto, sia la gravità che
l’inerzia esercitano la stessa quantità di forza sugli oggetti.
Einstein lo scoprì e vi si riferì come “principio di Equivalenza”.
Per noi significa che:
In qualche modo, le forze di gravità e inerzia sono sposate, come
se fossero una stessa cosa.
Benché la scienza dovrebbe sospettare che si nasconda una
legge universale nel principio di Equivalenza, nessuno
nell’ambito ufficiale ha una buona spiegazione.
Un team di scienziati, appoggiati da una compagnia
multinazionale giapponese, afferma di aver trovato il modo di
generare "anti-gravità" usando non più di un giroscopio rotante.
Comunque l'effetto segnalato è estremamente debole: ammonta
ad una perdita di peso di una parte su 7000 e il team insiste che
non lo si può spiegare come errore sperimentale.
Tali affermazioni sono circolate per almeno un decennio e sono
sempre state circondate da controversie. Secondo la fisica
convenzionale, è impossibile per qualsiasi oggetto generare
antigravità.
L’esperimento condotto da Hideo Hayasaka e dai suoi colleghi
della Facoltà di Ingegneria alla Tohoku University (Giappone),
assieme a Matsushita, la multinazionale giapponese, aggiunge
benzina alla controversia sull'antigravità.
Dopo aver portato il giroscopio a 18000 rivoluzioni per minuto,
viene messo dentro un contenitore sigillato e lasciato cadere tra
due raggi laser. Questo misura quanto tempo impiega il
giroscopio a cadere per 6 piedi tra i due laser. Ogni riduzione
nella forza della gravità si rivela in un leggero aumento nel
tempo impiegato per la caduta.
In una serie di 10 prove, il team ha scoperto che il giroscopio
impiega circa 1/25.000 parti di un secondo in più per cadere,
quando ha ruotato, rispetto a quando è rimasto stazionario,
differenza equivalente ad un effetto anti-gravitazionale di una
parte su 7000.
Quindi il fenomeno di riduzione di gravità provato dal team di
ricerca sponsorizzato dalla Matsushita ci mostra il principio
fondamentale al lavoro che non può essere ignorato e che
contrasta con i modelli correntemente accettati dalla fisica.
In realtà pur avendo intuito alcune cose la scienza tutt'oggi non
sa cosa sia la gravità.
Einstein una volta disse che se avesse scoperto la forma di come
le onde collassano, o si comprimono l'una nell'altra senza
interferire, avrebbe scoperto il segreto della gravità, ma non vi
riuscì.
L'oscillatore centrale è quel meccanismo presente in tutti i nuclei
in natura, dal cuore umano al sole al centro della Terra.
Se le onde stazionarie generate da un oscillatore centrale
rispettano un’armonica Phi si crea una musica o vibrazione tale
che collassa le onde perfettamente una dentro l'altra.
Così le onde vengono risucchiate al centro, o implodono; questo
risucchio consente l'accelerazione delle onde che comunemente
chiamiamo gravità.
Infatti il numero di sezione aurea (0,618) permette alla
compressione di diventare accelerazione grazie ad una qualità
particolare, secondo la quale si può sommare 1 a 1,618 e
ottenere 2,618 oppure si moltiplicare 1,618 per 1,618 ed ottenere
ancora 2,618.
In pratica le onde collassano perfettamente trasformando la
compressione in accelerazione, e quando la velocità delle onde
supera quella della luce si crea il risucchio proprio come se
apriamo il tappo ad una vasca da bagno; tale risucchio si chiama
gravità.
Dunque il polo geomagnetico è il lavandino dove l'energia
dell'etere entra in fase armonica all' interno del pianeta creando
un set jitterburg nel nucleo che si espande in formazione radiale.
La curvatura dello spazio è in realtà il piegamento delle onde
stazionarie Phi a spirale che formano il toro che la Terra è.
Così possiamo vedere il tempo spazio un moto circolare attorno
ad un oscillatore centrale entro il quale il concetto di tempo e
spazio si annullano definitivamente.
La semplicità e l'eleganza di questa evidenza spiega perché il
peso di un minatore è diverso da quello che è su una montagna
in quanto l'accelerazione è diversa a seconda dalla distanza dal
nucleo compressivo.
L’ex consulente NASA Richard C.Hoagland ha progettato un
esperimento eseguito dagli astronauti dell’Apollo sulla Luna,
dove sono state fatte cadere una piuma e una pietra allo stesso
tempo. Dato che non c’era atmosfera a disturbare il movimento
di caduta della piuma, i due oggetti sono arrivati a terra alla
stessa velocità, come predetto dal modello.
Inizialmente, non sembra essere possibile, dato che questo
concetto ci spinge ad ammettere che la massa di un oggetto non
ha influenza sulla sua velocità di caduta sulla Terra. Comunque,
la nuova teoria eterica spiega che la dimensione dell’oggetto non
cambierà la sua velocità di accelerazione, perché l’effetto è
causato dal flusso di etere in entrata nella terra, non dal peso
dello stesso oggetto.
In altre parole, la velocità della gravità è solo la velocità del
flusso di etere e questo non ha a che fare con la dimensione
dell’oggetto in caduta, dato che tutta l’Energia in entrata
viaggerà alla stessa velocità. Se pensiamo nuovamente alla
nostra analogia col fiume in piena, due oggetti galleggianti
viaggeranno sulla superficie di questo fiume alla stessa velocità,
anche se sono di dimensione diversa.
La massa del fiume è così superiore a quella degli oggetti che le
masse degli oggetti non hanno influenza sulla loro velocità di
movimento.
Se si fa ruotare un oggetto ad un numero sufficientemente alto di
rivoluzioni per minuto, dovrebbe irradiare parte della forza
eterica che lo spingerebbe normalmente in basso. Irradiando la
pressione verso il basso della gravità, all’esterno, il suo peso o
massa potrebbe abbassarsi.
Ricordate che se la Terra ha un flusso costante di etere che la
attraversa, allora la cosa vale per tutte le altre masse a vari
livelli. La rotazione semplicemente irradia il flusso di energia
che normalmente fluisce verso il basso.
Le vecchie teorie ormai non sono più adeguate a sostenere le
rilevanze che arrivano dalle evidenze naturali.
Nel gennaio 2005, ad esempio, sul Sole sono successe cose
notevoli e gli esiti si stanno ancora ripercuotendo all'interno
della comunità scientifica:
tra il 15 e il 19 gennaio vi sono state quattro potenti eruzioni con
conseguenti getti solari dal gruppo di macchie 720; poi, il 20
gennaio, la quinta esplosione ha prodotto un'eiezione di massa
coronale (CME) che ha raggiunto delle velocità
incomparabilmente maggiori a quelle mai registrate dagli
astronomi per simili fenomeni. Mentre di solito le particelle
cariche emesse da queste eruzioni ci mettono più di 24 ore per
raggiungere la Terra, in questo caso c'è stata una eccezione
incredibile. Sono bastati trenta minuti dall'esplosione perché la
Terra (distante circa 144 milioni di km dal Sole) fosse immersa
in quella che gli scienziati NASA hanno definito “la più intensa
tempesta protonica da decenni”.
Le tempeste protoniche prendono il loro nome dalla “pioggia” di
particelle di carica positiva che ci arriva quando l'eiezione di
massa raggiunge la Terra.
Gli astronomi come spiegavano, prima di questo evento, le
tempeste protoniche? La storia delle “Headline News” della
NASA ci racconta che l'eiezione di massa “comincia con
un'esplosione, solitamente al di sopra di un gruppo di macchie.
Le macchie sono posti in cui campi magnetici di forte intensità
attraversano la superficie del Sole. Per ragioni che ancora
nessuno comprende completamente, questi campi possono
divenire instabili ed esplodere, rilasciando l'energia equivalente
a quella di 10 miliardi di bombe all'idrogeno”.
Eiezioni potenti possono emettere un miliardo di tonnellate di
materiale solare. In genere questo materiale viaggia
relativamente lento. “Anche le più veloci viaggiano alla velocità
di 1000/2000 km/s e impiegano un giorno o due per raggiungere
la Terra. Si capisce che una CME è appena arrivata quando si
vedono le aurore nei cieli”.
Ma come fa il materiale emesso a raggiungere la sua velocità?
Anche le eiezioni comuni viaggiano sempre più veloci
allontanandosi dal Sole, raggiungendo velocità di migliaia di
chilometri al secondo o più. La teoria ipotizza che tale
accelerazione si spieghi con l’“onda d'urto” che la CME
produce. “Le onde d'urto davanti alla CME possono accelerare
questi protoni nella nostra direzione – e da qui la tempesta
protonica”.
La luce che giunge dal Sole, o da un “flare” solare, raggiunge la
Terra in 8 minuti.
Un'eiezione che raggiunga la Terra in 30 minuti deve essere
rapidamente accelerata fino ad una velocità superiore a un
quarto di quella della luce.
Da un punto di vista tradizionale ciò non è nemmeno pensabile.
Eppure è proprio quello che è successo.
Ma ora sappiamo che l'accelerazione e la gravità sono la stessa
cosa, e che ogni onda elettrica che trova la proporzione aurea si
distribuisce in maniera simmetrica accelerando la velocità di
carica.

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