R: Riccardo
C: Carlotta
R: Il campo unificato è quella parte immutabile in cui ogni
porzione di spazio riposa, le onde che emergono dal vuoto cercano sempre
l'armonia il principio unificante.
La mente, quindi, ha il ruolo di insegnare alle onde come
accordarsi in pace.
Questa misura della mente crea ordine nel campo personale,
nel campo collettivo e in quello universale.
Esperimenti scientifici hanno dimostrato che una persona che
medita riduce la criminalità nel mondo di quasi il 10%, più del 60% se a
meditare è un gruppo. La meditazione è anche un modo per rinnovare il campo
strutturato del corpo (esperimenti dimostrano che i telomeri del corpo hanno
grossi benefici in chi medita).
La meditazione è confusa come una tecnica, ma in realtà è la
scoperta della perfezione del momento presente, quindi potremmo dire che la
meditazione è la vita.
Accettare la perfezione del momento implica comunque una
divisione tra chi accetta e ciò che viene accettato, potremmo dire che la
meditazione è la fine della divisione, che vuol dire che le onde di pensiero
vengono acquietate, perché non c'è dualità, divisione e quindi conflitto. La
meditazione è la scoperta dell'essenza (la presenza continua e permanete del
campo unificato), quindi è la fine dell'identificazione.
Questo va distillato all'interno e sciolto in un processo di
evoluzione di campo che va dalle onde infrarosse all'ultravioletto di campo, in
cui vengono osservate le esperienze.
Ma, per chi si avvicina alla meditazione queste rimangono
solo parole, qual è quel processo interno per cui si viene veramente in contatto
con tale essenza.
C: A me piace parlare di contemplazione proprio riferendomi
alla meditazione intendendo un tipo di ascolto particolare in cui non c’é
proiezione di alcun pensiero ma solo ascolto totale, un morbido, tenero ascolto
di ciò che c’é che parte proprio dalla totale accettazione del momento presente.
La perfezione del momento presente é difficile da accettare perché l’ego crede
di dover trovare delle soluzione ai problemi pensando, invece non é così; la
contemplazione porta a far pace con l’istante comprendendo che ha tutto ciò che
ci serve per essere felici e ci rivela inoltre quello che potrebbe essere
creato partendo da quel momento. Dalla contemplazione nasce l’intuizione che
non è un pensiero ma una frequenza, una nuova frequenza che ci indica una nuova
possibilità di realtà che prima magari non riuscivamo a vedere.
R: Sì, chi si presta a questo tipo di pratica riscontra subito
l'aumento del pensiero, se prova ad
acquietarlo con la forza o a non pensarlo, esso aumenta, ma se la meditazione è
veramente la fine del pensiero allora bisogna rendersi conto di non essere il
contenuto del pensiero.
C: La meditazione o contemplazione non é una tecnica, come
dici tu, ma proprio un modo di essere, di vivere, di guardare alle cose del
mondo. Certo, i pensieri aumentano se si decide di non pensare! Nella mia
esperienza ho visto che i pensieri si acquietano solo quando ci si stufa di
pensare, solo quando capiamo che non ci portano soluzioni. Allora non siamo più
interessati a quelle voci e qualcosa si acquieta. Quando i pensieri
diminuiscono è possibile avere più chiarezza per prendere consapevolezza che
non siamo il contenuto dei pensieri. I pensieri nascono dalle nostre Visioni
illusorie che si sono create dalle frequenze dei nostri genitori, avi, ecc..
maschere che non ci appartengono ma che ci tengono legati alle
Visioni/frequenze non scelte da noi ma subite da altri. È una schiavitù
inconsapevole. Inizialmente é utile prendere consapevolezza che noi non siamo
ciò che noi crediamo, non siamo i nostri credo; le nostre convinzioni non ci
appartengono ma sono state subite perché nate da Visioni/frequenze non nostre
che ci hanno portato su binari obbligati di pensiero e di vita.
R: Bene, ora la cosa
fondamentale è capire chi è che si accorge del contenuto del pensiero e smette
di creare un'immagine di se stessi. Chi è questa entità che si accorge del
pensiero? Se diciamo "io", nel momento esatto in cui dico io mi sono
accorto del pensiero sto di nuovo pensando, quindi ci deve essere un qualcosa
che si accorge del pensiero ma che non è il pensiero stesso.
C: Difficile descrivere ciò che non può essere descritto, ma
io la chiamo Presenza. Presenza é soggetto e oggetto insieme e non accade
nell’Io vedo te ma nell’essere il vedere. Non accade nell’io tocco te ma nel
toccare. L’io esiste solo nel tempo.
Nella contemplazione, cioè nell’attimo presente o meglio ancora nella Presenza
non esiste. Non può essere trovato. L’io é una dimensione sconosciuta alla
presenza. Se si dimora nella contemplazione l’io non é più la nostra casa che
finalmente ritorna ad essere ciò che é sempre stato: Presenza, o meglio
un’amorevole Presenza. Se non c’é amore non c’é Presenza. Sono intimamente
legati e se si può dire ancor meglio sono la stessa cosa. Una volta un lama
tibetano speciale, un vecchio eremita che viveva sull’Himalaya mi ha detto che
ci si accorge di aver realizzato la vera natura della mente se
contemporaneamente a ciò si dimora nella compassione. Come dire che amore e
saggezza devono sempre stare insieme altrimenti non c’è amore e non c’é
saggezza.
R: Se lo vediamo da
un punto di vista fisico è il campo ultimo, immutabile e sempre perfetto, tale
essenza e sempre presente anche quando
l'ente non se ne accorge ed è estesa ed unita: ha come principio l'armonia la
condivisione dello spazio che ha come misura phi. A questo punto si può dire
che la meditazione è la fine del pensiero, cioè quando il pensiero con tutto il
suo bagaglio si accorge della sua insensatezza giunge alla fine ed allora la
presenza affiora. In pratica potremmo dire che l'io è pensiero? Bilanciare il pensiero consiste nel porre
fine al pensiero, in questo senso la fine dl pensiero è la scoperta di sè?
L'unico approccio a questo è la compassione, cioè accettare tutto il pensiero
così com'è?
C: Più che porre fine al pensiero è disidentificarsi con
esso. Ci possono essere dei pensieri, certo ma diventano dei mezzi per vivere
qui in questo mondo, non più dei padroni. Tuttavia sono pensieri molto legati
alle circostanze, molto semplici, oppure sono pensieri nati da intuizioni, o
meglio sono traduzioni di queste intuizioni. In questo modo riusciamo a usare
le intuizioni portandole in azione in questo mondo. Ci serviamo dei pensieri
come il cavaliere si serve dei cavallo per andare in giro a compiere la sua
opera. La compassione é l’essenza. La vera natura della mente é un’unica
presenza compassionevole. Non parlo di amore nel senso conosciuto, quello é
limitato da infinite visioni condizionanti. Parlo di una frequenza, che è ciò
che regge il tutto. Compassione é quella frequenza che ti fa riconoscere la
sofferenza dell’altro anche se tu sei felice. É quella frequenza che ti fa
entrare in azione usando i tuoi talenti anche se tu hai compreso che é tutto
un’illusione. Anche se hai compreso che tutto é Uno e l’Io non esiste la
compassione ti fa Vedere che per l’altro non é così e quindi sei spinto a
portare anche l’altro a vedere che può essere felice. La compassione é una
realizzazione che viene mano a mano che ci si libera dalle proprie illusioni e
contemporaneamente ci si libera dalle proprie illusioni cercando la compassione.
Il problema é che crediamo di poter essere felici pensando nel solito modo alle
solite cose; questo é il vero problema.
R: Si, la frequenza
di cui parli ha sicuramente una misura in sezione aurea, è un emozione
purificata. In pratica il pensiero non può conoscere quel principio universale
che chiamiamo amore. Ma, se un dialogo come questo mi aiuta a porre fine al
pensiero o mi porta alla quiete, non potremmo dire che in fin dei conti è una
meditazione?
C: Sì diventa una meditazione se lo mettiamo in pratica, se
lo portiamo nella nostra vita. La meditazione non é mai scissa dalla
quotidianità. Quando le persone mi chiedono quanto tempo devono meditare io
dico loro: “24 su 24!”. La meditazione é uno stato di coscienza; a me piace
dire un nuovo linguaggio. Si impara piano piano ma poi lo si parla sempre.
R: Sì, ma se mentre parliamo il pensiero si accorge di non
essere l'intero, non è forse una pratica?
C: Sì certo. Diciamo che il pensiero non può accorgersi di
essere l’intero ma la presenza sì. Quindi è più un atto intuitivo di
consapevolezza che poi può essere tradotto in un pensiero. La mente capisce, la
consapevolezza comprende. Mentre ora parliamo possiamo ascoltare quella parte
di noi che intuisce di essere un’amorevole presenza. Magari non la vediamo bene
ma qualcosa di noi sa che é così. Questo per ricordarci che é possibile essere
liberi e felici.
R: Ma, la presenza non è forse già consapevole della sua
natura, ed è quella che emerge come intuizione come dicevi prima, quindi in
pratica il pensiero deve accorgersi del suo limite e del fatto che è la causa
della sofferenza, a quel punto smette di essere?
C: Sì penso anche io come dici.
R: Bene a questo punto potremmo dire che la causa della
sofferenza è l'immagine di sé?
C: Sì io dico una distorta Visione di sé.
R: Quindi, chi soffre è l'immagine o il pensiero ma mai la
presenza interna che è intoccabile?
C: Giustissimo! Bisogna
diventarne consapevoli. Allora la sofferenza non c’é più. Anche quando c’è
dolore la sofferenza non c’é più.
R: Ok, il tempo per questa meditazione sta per finire vuoi
aggiungere qualcosa prima di salutarci?
C: Auguro a tutti, con tutto il cuore di cercare la propria
vera natura meravigliosa, felice e compassionevole, perché chi cerca con
sincerità e costanza troverà di sicuro. Vi auguro di cercare la consapevolezza
della vostra felicità iniziando dall’ascoltare tutto ciò che siete e tutto ciò
che é il mondo senza giudicare, senza dare opinioni ma solo offrendo a voi
stessi e gli altri un tenero ascolto privo di alcuna proiezione. Se unirete
l’ascolto silenzioso alla tenerezza qualcosa di speciale inizierà pian piano a
farsi vedere. Bisogna però avere molta pazienza e innaffiare la nostra pratica
quotidianamente con gentilezza e costanza. Mi piace dire che quando non
sappiamo più che fare é utile abbracciare ciò che non ci piace per arrenderci
meglio al momento presente. Solo accettando ciò che c’é in questo momento
arriveranno le intuizioni per creare nuovamente una vita ricca e appagante. Vi
auguro Buon Natale: che troviate sotto l’albero il volto, la Visione e la
frequenza del meraviglioso essere che siete veramente!
R: Grazie, Carlotta.
C: Grazie Riccardo.
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