martedì 15 dicembre 2015

Ricerca sul campo unificato. Testimonianze: dialogo con Carlotta Brucco.

La nostra ricerca prosegue. Cercheremo di incontrare diversi autori che con la loro esperienza potranno donare sempre più arricchimento e sfaccettature importanti alla visione globale dell'universo. Queste testimonianze interdisciplinari consentiranno di avere una visione d'insieme più completa ed esaustiva. Le nozioni di fisica che forniamo possono essere ampliate con la testimonianza pratica nella vita di tutti i giorni, che questi autori contribuiranno a darci. Il metodo che useremo è l'improvvisazione meditativa, che consiste nel fornire un tema e vedere come le dinamiche soggettive di campo portino ad un risultato. Questa tecnica prescinderà dalle conoscenze che abbiamo acquisito, al fine di aprire la mente a nuove soluzioni e a nuovi risultati creativi. Oggi abbiamo fatto due chiacchiere con Carlotta Brucco (autrice, cresciuta sotto la guida di grandi lama tibetani e altri maestri di diverse tradizioni spirituali avendo così modo di approfondire lo studio e la pratica di antichi metodi e tecniche di autoconoscenza).Meditazione con tema:  Il vero volto della meditazione, l'essenza, il pensiero.


R: Riccardo
C: Carlotta


R: Il campo unificato è quella parte immutabile in cui ogni porzione di spazio riposa, le onde che emergono dal vuoto cercano sempre l'armonia il principio unificante.
La mente, quindi, ha il ruolo di insegnare alle onde come accordarsi in pace.
Questa misura della mente crea ordine nel campo personale, nel campo collettivo e in quello universale.
Esperimenti scientifici hanno dimostrato che una persona che medita riduce la criminalità nel mondo di quasi il 10%, più del 60% se a meditare è un gruppo. La meditazione è anche un modo per rinnovare il campo strutturato del corpo (esperimenti dimostrano che i telomeri del corpo hanno grossi benefici in chi medita).
La meditazione è confusa come una tecnica, ma in realtà è la scoperta della perfezione del momento presente, quindi potremmo dire che la meditazione è la vita.
Accettare la perfezione del momento implica comunque una divisione tra chi accetta e ciò che viene accettato, potremmo dire che la meditazione è la fine della divisione, che vuol dire che le onde di pensiero vengono acquietate, perché non c'è dualità, divisione e quindi conflitto. La meditazione è la scoperta dell'essenza (la presenza continua e permanete del campo unificato), quindi è la fine dell'identificazione.
Questo va distillato all'interno e sciolto in un processo di evoluzione di campo che va dalle onde infrarosse all'ultravioletto di campo, in cui vengono osservate le esperienze.
Ma, per chi si avvicina alla meditazione queste rimangono solo parole, qual è quel processo interno per cui si viene veramente in contatto con tale essenza.

C: A me piace parlare di contemplazione proprio riferendomi alla meditazione intendendo un tipo di ascolto particolare in cui non c’é proiezione di alcun pensiero ma solo ascolto totale, un morbido, tenero ascolto di ciò che c’é che parte proprio dalla totale accettazione del momento presente. La perfezione del momento presente é difficile da accettare perché l’ego crede di dover trovare delle soluzione ai problemi pensando, invece non é così; la contemplazione porta a far pace con l’istante comprendendo che ha tutto ciò che ci serve per essere felici e ci rivela inoltre quello che potrebbe essere creato partendo da quel momento. Dalla contemplazione nasce l’intuizione che non è un pensiero ma una frequenza, una nuova frequenza che ci indica una nuova possibilità di realtà che prima magari non riuscivamo a vedere.

R: Sì, chi si presta a questo tipo di pratica riscontra subito l'aumento del pensiero,  se prova ad acquietarlo con la forza o a non pensarlo, esso aumenta, ma se la meditazione è veramente la fine del pensiero allora bisogna rendersi conto di non essere il contenuto del pensiero.

C: La meditazione o contemplazione non é una tecnica, come dici tu, ma proprio un modo di essere, di vivere, di guardare alle cose del mondo. Certo, i pensieri aumentano se si decide di non pensare! Nella mia esperienza ho visto che i pensieri si acquietano solo quando ci si stufa di pensare, solo quando capiamo che non ci portano soluzioni. Allora non siamo più interessati a quelle voci e qualcosa si acquieta. Quando i pensieri diminuiscono è possibile avere più chiarezza per prendere consapevolezza che non siamo il contenuto dei pensieri. I pensieri nascono dalle nostre Visioni illusorie che si sono create dalle frequenze dei nostri genitori, avi, ecc.. maschere che non ci appartengono ma che ci tengono legati alle Visioni/frequenze non scelte da noi ma subite da altri. È una schiavitù inconsapevole. Inizialmente é utile prendere consapevolezza che noi non siamo ciò che noi crediamo, non siamo i nostri credo; le nostre convinzioni non ci appartengono ma sono state subite perché nate da Visioni/frequenze non nostre che ci hanno portato su binari obbligati di pensiero e di vita.

R:  Bene, ora la cosa fondamentale è capire chi è che si accorge del contenuto del pensiero e smette di creare un'immagine di se stessi. Chi è questa entità che si accorge del pensiero? Se diciamo "io", nel momento esatto in cui dico io mi sono accorto del pensiero sto di nuovo pensando, quindi ci deve essere un qualcosa che si accorge del pensiero ma che non è il pensiero stesso.

C: Difficile descrivere ciò che non può essere descritto, ma io la chiamo Presenza. Presenza é soggetto e oggetto insieme e non accade nell’Io vedo te ma nell’essere il vedere. Non accade nell’io tocco te ma nel toccare.  L’io esiste solo nel tempo. Nella contemplazione, cioè nell’attimo presente o meglio ancora nella Presenza non esiste. Non può essere trovato. L’io é una dimensione sconosciuta alla presenza. Se si dimora nella contemplazione l’io non é più la nostra casa che finalmente ritorna ad essere ciò che é sempre stato: Presenza, o meglio un’amorevole Presenza. Se non c’é amore non c’é Presenza. Sono intimamente legati e se si può dire ancor meglio sono la stessa cosa. Una volta un lama tibetano speciale, un vecchio eremita che viveva sull’Himalaya mi ha detto che ci si accorge di aver realizzato la vera natura della mente se contemporaneamente a ciò si dimora nella compassione. Come dire che amore e saggezza devono sempre stare insieme altrimenti non c’è amore e non c’é saggezza.

R:  Se lo vediamo da un punto di vista fisico è il campo ultimo, immutabile e sempre perfetto, tale essenza e sempre  presente anche quando l'ente non se ne accorge ed è estesa ed unita: ha come principio l'armonia la condivisione dello spazio che ha come misura phi. A questo punto si può dire che la meditazione è la fine del pensiero, cioè quando il pensiero con tutto il suo bagaglio si accorge della sua insensatezza giunge alla fine ed allora la presenza affiora. In pratica potremmo dire che l'io è pensiero?  Bilanciare il pensiero consiste nel porre fine al pensiero, in questo senso la fine dl pensiero è la scoperta di sè? L'unico approccio a questo è la compassione, cioè accettare tutto il pensiero così com'è?

C: Più che porre fine al pensiero è disidentificarsi con esso. Ci possono essere dei pensieri, certo ma diventano dei mezzi per vivere qui in questo mondo, non più dei padroni. Tuttavia sono pensieri molto legati alle circostanze, molto semplici, oppure sono pensieri nati da intuizioni, o meglio sono traduzioni di queste intuizioni. In questo modo riusciamo a usare le intuizioni portandole in azione in questo mondo. Ci serviamo dei pensieri come il cavaliere si serve dei cavallo per andare in giro a compiere la sua opera. La compassione é l’essenza. La vera natura della mente é un’unica presenza compassionevole. Non parlo di amore nel senso conosciuto, quello é limitato da infinite visioni condizionanti. Parlo di una frequenza, che è ciò che regge il tutto. Compassione é quella frequenza che ti fa riconoscere la sofferenza dell’altro anche se tu sei felice. É quella frequenza che ti fa entrare in azione usando i tuoi talenti anche se tu hai compreso che é tutto un’illusione. Anche se hai compreso che tutto é Uno e l’Io non esiste la compassione ti fa Vedere che per l’altro non é così e quindi sei spinto a portare anche l’altro a vedere che può essere felice. La compassione é una realizzazione che viene mano a mano che ci si libera dalle proprie illusioni e contemporaneamente ci si libera dalle proprie illusioni cercando la compassione. Il problema é che crediamo di poter essere felici pensando nel solito modo alle solite cose; questo é il vero problema.

R:  Si, la frequenza di cui parli ha sicuramente una misura in sezione aurea, è un emozione purificata. In pratica il pensiero non può conoscere quel principio universale che chiamiamo amore. Ma, se un dialogo come questo mi aiuta a porre fine al pensiero o mi porta alla quiete, non potremmo dire che in fin dei conti è una meditazione?

C: Sì diventa una meditazione se lo mettiamo in pratica, se lo portiamo nella nostra vita. La meditazione non é mai scissa dalla quotidianità. Quando le persone mi chiedono quanto tempo devono meditare io dico loro: “24 su 24!”. La meditazione é uno stato di coscienza; a me piace dire un nuovo linguaggio. Si impara piano piano ma poi lo si parla sempre.

R: Sì, ma se mentre parliamo il pensiero si accorge di non essere l'intero, non è forse una pratica?

C: Sì certo. Diciamo che il pensiero non può accorgersi di essere l’intero ma la presenza sì. Quindi è più un atto intuitivo di consapevolezza che poi può essere tradotto in un pensiero. La mente capisce, la consapevolezza comprende. Mentre ora parliamo possiamo ascoltare quella parte di noi che intuisce di essere un’amorevole presenza. Magari non la vediamo bene ma qualcosa di noi sa che é così. Questo per ricordarci che é possibile essere liberi e felici.

R: Ma, la presenza non è forse già consapevole della sua natura, ed è quella che emerge come intuizione come dicevi prima, quindi in pratica il pensiero deve accorgersi del suo limite e del fatto che è la causa della sofferenza, a quel punto smette di essere?

C: Sì penso anche io come dici.

R: Bene a questo punto potremmo dire che la causa della sofferenza è l'immagine di sé?

C: Sì io dico una distorta Visione di sé.

R: Quindi, chi soffre è l'immagine o il pensiero ma mai la presenza interna che è intoccabile?

C: Giustissimo!  Bisogna diventarne consapevoli. Allora la sofferenza non c’é più. Anche quando c’è dolore la sofferenza non c’é più.

R: Ok, il tempo per questa meditazione sta per finire vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?

C: Auguro a tutti, con tutto il cuore di cercare la propria vera natura meravigliosa, felice e compassionevole, perché chi cerca con sincerità e costanza troverà di sicuro. Vi auguro di cercare la consapevolezza della vostra felicità iniziando dall’ascoltare tutto ciò che siete e tutto ciò che é il mondo senza giudicare, senza dare opinioni ma solo offrendo a voi stessi e gli altri un tenero ascolto privo di alcuna proiezione. Se unirete l’ascolto silenzioso alla tenerezza qualcosa di speciale inizierà pian piano a farsi vedere. Bisogna però avere molta pazienza e innaffiare la nostra pratica quotidianamente con gentilezza e costanza. Mi piace dire che quando non sappiamo più che fare é utile abbracciare ciò che non ci piace per arrenderci meglio al momento presente. Solo accettando ciò che c’é in questo momento arriveranno le intuizioni per creare nuovamente una vita ricca e appagante. Vi auguro Buon Natale: che troviate sotto l’albero il volto, la Visione e la frequenza del meraviglioso essere che siete veramente!

R:  Grazie, Carlotta.


C: Grazie Riccardo.

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