mercoledì 9 dicembre 2015

Ricerca sul Campo Unificato. Testimonianze : dialogo con Vincenzo Fanelli

La nostra ricerca prosegue. Cercheremo di incontrare diversi autori che con la loro esperienza potranno donare sempre più arricchimento e sfaccettature importanti alla visione globale dell'universo. Queste testimonianze interdisciplinari consentiranno di avere una visione d'insieme più completa ed esaustiva. Le nozioni di fisica che forniamo possono essere ampliate con la testimonianza pratica nella vita di tutti i giorni, che questi autori contribuiranno a darci. Il metodo che useremo è l'improvvisazione meditativa, che consiste nel fornire un tema e vedere come le dinamiche soggettive di campo portino ad un risultato. Questa tecnica prescinderà dalle conoscenze che abbiamo acquisito, al fine di aprire la mente a nuove soluzioni e a nuovi risultati creativi. Oggi abbiamo fatto due chiacchiere con Vincenzo Fanelli (Master Trainer di PNL, Master Coach e autore),  cercando di improvvisare una meditazione con un tema: la connessione mentale al campo e le funzioni cerebrali.    

R = Riccardo
V = Vincenzo

R: Dalla fisica ormai è evidente che la natura dell'universo è pulsazione, che dà vita ad onde stazionarie da noi chiamiate vibrazione. Il campo fonte ha un principio base che è la sezione aurea. Il ruolo della mente è quello di insegnare a distribuire le onde in maniera armonica. Tale mente è parte integrante di tale campo. Alcuni la identificano con l'osservatore. Ora ci sono delle contraddizioni derivanti dal ruolo dell'osservatore: la prima è quella che l'osservatore è condizionato; la seconda è che l'osservatore non può essere condizionato ma è solamente dormiente fino a quando non si è svolto un certo lavoro interno. Ora, a prescindere da tale discussione, un dato di fatto è che un'onda per diventare parte integrante della realtà deve accumulare inerzia. Il meccanismo per far accumulare inerzia ad un'onda è l'attenzione (il famoso collasso d'onda della fisica quantistica). Quindi, le onde disordinate di pensiero, che qui chiameremo credenze, sono una delle principali distorsioni al fatto che la mente riesca a scegliere cosa collassare. Tali credenze strutturano la rete neuronale in sequenze stabilite, che portano poi alla ripetizione quasi compulsiva nella scelta e nella modalità mentale. Queste credenze sono del tutto inconsce e spesso non corrispondono a ciò che risiede nel puro principio interno di ognuno. Queste rappresentano un muro sul quale lavorare. Secondo la tua esperienza, ci puoi dire come vengono in essere tali credenze e perché sono così difficili da rimuovere?

V: Le credenze sono percorsi neurologici statici, nel senso che sono schemi rigidi come binari, dove il pensiero va sempre in quella direzione anche se razionalmente non vorremmo.
Ovviamente, si tratta di credenze positive e negative che si fissano come un apprendimento grazie ad esperienze emozionali significative e/o alla ripetizione di esperienze/pensieri (cosiddetta legge della ripetizione).
Generano processi di "cancellazione" e "deformazione" della realtà: eliminano tutto quello che va contro la credenza e deformano la realtà grazie all'immaginazione, ipotizzando situazioni che di fatto non esistono ma che rafforzano la credenza stessa.
Ad esempio, se uno crede "l'amore non esiste" non riuscirà a vedere coppie innamorate (cancellazione) o le scambierà per coppie di interesse (deformazione). Non basta il pensiero positivo per eliminare una credenza ma la capacità di mettere in dubbio e in discussione il pensiero (richiede una grande forza di volontà). Infatti, in maniera naturale,  quando noi dubitiamo di una credenza, questa sparisce pian pianino (nel bene e nel male).

R: Intimamente quindi possiamo dire che il cervello solidifica immagini di sè e che queste immagini hanno la natura di una carica elettrica. Come facciamo a stabilire un senso oggettivo, in una rete elettrica, che ci faccia dire che questo è un nostro desiderio e da qui ci faccia riprogrammare il cervello per realizzarlo?

V:  La percezione della realtà è completamente soggettiva e dipende dai nostri sensi e filtri inconsci. A parte le credenze "vitali" e "sane" (ad esempio, bere il veleno uccide o lanciarsi da un palazzo uccide), tutte quelle che sono palesemente limitanti per la nostra felicità andrebbero rimosse. Da soli non è sempre facile riconoscere una credenza come limitante perché per noi si tratta di realtà. Ci vuole o una grande forza interiore e l'aiuto esterno di qualcun altro (anche lo scambio con un amico) per rendersi conto che quello che credo io è solo quello che credo io, non la realtà.
Ad esempio, se credo che "solo i delinquenti diventano ricchi", parlare con un amico che la pensa diversamente è utile in quanto mi fornirà informazioni diverse da quelle che possiedo io. Ovviamente tenderò a cancellare e deformare per non rimuovere la credenza.

R: Da questo punto di vista la fisica ci dice che il campo ha una regola base e tale regola è una misura che potremmo definire amore (phi). Il principio di ognuno quindi ha due basi, uno profondo che vuole la nostra crescita in base alle regole universali, ed uno superficiale che invece è basato sull'immagine olografica di sè. In che rapporto sono questi due aspetti interni secondo te?

V: Volendo semplificare questo concetto possiamo dire che c'è la nostra Essenza che va in una direzione di evoluzione e il nostro Ego che è il frutto di condizionamenti esterni (famiglia, società, media, scuola, gruppo sociale, ecc.). L'Ego è una vera trance ipnotica che ci impedisce di accedere al nostro vero Io. Questi due non vanno molto d'accordo. Non sono uno di quelli che afferma di dover annullare completamente l'Ego, ma quanto meno di tenerlo a bada. Il lavoro ideale sarebbe la rimozione delle credenze limitanti e delle parti inconsce che sono responsabili dei nostri comportamenti indesiderati. In questo modo, eliminiamo tanta "programmazione esterna" e riusciamo ad entrare più in sintonia con la nostra "essenza". Ovviamente, questo richiede tempo e voglia di farlo tenendo conto che la maggior parte di noi vive nella completa felicità dell'Ego, ne siamo dipendenti.

R: Si, questo fa nascere la domanda se la vita di ognuno non sia predeterminata dal sè interiore che ha come bastone tra le ruote l'ego fittizio indotto dall'esterno. Dalla fisica sappiamo che il principio olografico dona infinite possibilità potenziali. Ora, è importante riconoscere i segni di cosa si vuole a livello profondo o credi che la dinamica interna di una persona sia determinata, e anche se può essere cambiata, essendo "desiderata" dal sè profondo, è comunque una variazione al tema?

V: Sul discorso di un destino preordinato bisogna tenere conto di due concetti importanti:
il primo è che se ci muoviamo meramente nella 4rta dimensione (il tempo), il destino tende ad essere immutabile (non si può modificare la linea temporale nella 4rta dimensione).
 Se noi ci muoviamo nella 5nta dimensione possiamo accedere ad un numero enorme di linee temporali alternative e cambiare: infatti, credo molto nel libero arbitrio.
Ovviamente l'Universo ci manda dei segnali per dirci qual è la strada giusta per la nostra evoluzione. Possiamo decidere di seguirla accelerando la nostra evoluzione, oppure di rimandarla e fare altre strade. E' come la corrente di un fiume: tenderà a rimetterci sempre in un certa direzione. Sta a noi seguirla oppure nuotare controcorrente. L'accesso alle linee di possibilità alternative, è qualcosa che facciamo senza rendercene conto, tutti i giorni (o quasi). Il fatto di poter scegliere linee più distanti come probabilità dipende da quanto quantum energetico possediamo.

R: Sì, l'evoluzione è il principio cardine. I segnali che arrivano sono da tradurre, abbiamo un'infinità di informazioni che sono accessibili nel momento presente. La varianza di campo richiede di comprimere le informazioni, per cambiare densità alle stringhe di campo bisogna conoscersi profondamente e lavorare quotidianamente. In fisica il focus può essere associato alla coniugazione di fase delle onde cerebrali e la  connessione diretta con i domini del vuoto, c'è secondo te un modo per processare le esperienze di vita in modo che siano un dono per l'evoluzione. Cosa consiglieresti, per aumentare il focus energetico?

V: Direi che il primo passo consiste nel ridurre il più possibile la "programmazione inconscia" (credenze, parti profonde, ecc.). Soprattutto andrei a rimuovere tutte le credenze che mi dicono che non è possibile andare oltre certi limiti.Poi lavorerei sul discorso energetico: a più energia accedo, a più linee di possibilità posso accedere. Attualmente, il sistema è fatto in modo tale da toglierci energia costantemente (media con notizie disastrose, pensieri negativi, paure), per non parlare delle persone che ci circondano che operano costantemente una sponsorship negativa. Non per ultima, l'alimentazione. Bisognerebbe informasi su cosa ci fa davvero bene come cibo andando oltre le notizie che ci arrivano dai canali ufficiali (un popolo longevo e sano non fa arricchire nessuno), a quel punto manifestare diventerebbe molto più semplice. Si risveglierebbe più attivamente quello che chiamo Focus Universale (che in realtà è attivo ma atrofizzato).

R: Bene, per quanto riguarda la programmazione inconscia da togliere, in realtà è un vero è proprio lavoro interiore di pazienza e disciplina. Credi che le filosofie orientali e la visione olistica possano essere utili secondo la tua esperienza?

V:Si, le filosofie orientali offrono tanto materiale e una visione della vita "purificante" da questo punto di vista: l'accettazione (non resa) degli eventi/situazioni/persone, maggiore flessibilità verso la vita, una visione positiva (non all'americana ovviamente), ecc..Poi ci sono le tecniche come quelle che insegno e pubblico nei miei libri, ma senza una visione olistica della vita, avrebbero poco senso.

R: Quindi diciamo la molla deve scattare dal'interno. Qual è la molla che fa scattare tale ricerca secondo te?

V: Sicuramente l'infelicità, il rendersi conto che se non si cambia qualcosa non riusciamo a raggiungere uno stato superiore. Parecchie persone sono infelici ma assuefatte al sistema ("cosa ci posso fare? questa la è vita"). Altre si rendono conto che è possibile cambiare. Si inizia sempre a piccoli passi, l'importante è iniziare.

R: Quindi possiamo vedere le cose negative come un vero e proprio catalizzatore per la crescita?

V: Sono una sfida. Se le vediamo come tali, evolviamo. Se le vediamo come ostacoli e non le affrontiamo, restiamo sempre lì. Non va bene neanche il pensiero positivo estremizzato, cioè chi non vuole vedere "negatività" (tra virgolette perché in realtà sono solo esperienze). In questo modo non cresce e non evolve. La vita è fatta di alti e bassi, anche per chi è "evoluto". Quello che cambia è la percezione e la capacità di far passare più velocemente i periodi di "basso".

R: Ok il tempo a nostra disposizione finisce qui, grazie Vincenzo.

V: Ciao, grazie a te.


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