lunedì 26 gennaio 2015

trasmutazioni a debole energia di Kervran

Lo scienziato Corentin Louis Kervran

Lo scienziato francese è noto soprattutto per la sua difesa della trasmutazione biologica.
Lavorò come ispettore del lavoro a Chambery, in Savoia, negli anni trenta, operando come esperto di malattie da radiazione in campo professionale. Durante la seconda guerra mondiale prese parte alla resistenza francese.
È stato membro del Consiglio di Igiene e della Salute della New York Academy of Sciences, membro della commissione del Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica (1966).
A partire dal 1935 raccoglie dati ed esegue esperimenti che lo portano a postulare la controversa teoria della trasmutazione degli elementi chimici all'interno degli organismi viventi.
Kervran, in particolare, sosteneva l'esistenza trasmutazioni atomiche del potassio in calcio nel processo di formazione del guscio d'uovo, che riportava un contenuto di calcio maggiore di quello introdotto con l'alimentazione; il processo avviene per mezzo della trasmutazione atomica a bassa energia, come quella che avviene in Natura.
Più che dimenticato, qualcuno sostiene che  il suo nome e le sue ricerche siano state proprio rimosse (in senso freudiano) dalla comunità scientifica imperante, poiché metteva in dubbio certezze o dogmi saldamente acquisiti.
Quando Kervran era bambino lo colpì, nella fattoria in cui viveva, il comportamento delle galline. Queste becchettavano in terra argillosa, di schisti e graniti, dove mancava del tutto il calcare. Pure facevano un bell'uovo normale, col suo guscio calcareo.
Spesso il ragazzo le vedeva inghiottire avidamente delle pagliuzze di mica: "Ma quando la mamma", racconta "apriva le galline, mi colpiva di non vedere mai nei loro intestini la più piccola traccia di mica". Da dove veniva il calcio ? Dove andava la silice ?
Divenuto adulto (Kervran si laureò in ingegneria elettronica, e poi si spostò man mano verso studi di biologia), viene mandato nel Sahara dal Ministero francese per cui lavora. Vede uomini che resistono a livelli di calore incredibile.
Ne analizza sudore, urina e feci: trova molto potassio, e invece non trova il cloruro di sodio che essi ingerivano in grandi dosi. Da dove viene il potassio ? Dove è andato il sodio ?
Nel 1955 Kervran è chiamato a risolvere, dal Ministero per l'Igiene industriale, un «giallo» che si ripete nelle lavorazioni di saldatura elettrogena: molti operai muoiono per intossicazione da ossido di carbonio (l'autopsia rivela il CO in quantitativi altissimi), e non vi è CO nell'aria dell'ambiente delle fornaci. Da dove è venuto il mortale ossido di carbonio? [I - continua]
Tra il 1959 e il 1961 Louis Kervran conduce varie ricerche e esperimenti sui comportamenti apparentemente anomali (ved il post precedente) che si osservavano negli organismi viventi e giunge alla conclusione che in quei casi avveniva una trasmutazione atomica, cioè il passaggio da un elemento ad un altro.
A differenza però di quanto avviene in fisica con la fissione nucleare - nella quale, bombardando alla cieca con miliardi di protoni i nuclei atomici, si formano casualmente nuovi elementi - in biologia, lo stesso fenomeno avrebbe luogo a deboli energie attraverso l'azione di enzimi che, modificando la struttura molecolare della cellula, renderebbero possibile la trasmutazione degli elementi.
L'ipotesi metteva in crisi principi basilari della fisica e della chimica come la legge di conservazione della massa di Lovoisier e quella che le trasmutazioni di elementi potessero aver luogo soltanto con reazioni a forte energia cioè con un'esplosione atomica.
La scienza ha preferito semplicemente ignorare Kervran, ma non ha osato espellerlo come eretico poiché, anche se metteva in discussione le teorie stabilite, i fatti davano ragione a lui.
In Cento modi per guarire Alberto Lodispoto e Giuliano Ferrieri così sintetizzano questi fatti:
Il calcio, nella gallina, veniva proprio dalla silice: la silice spariva perché i suoi atomi si trasmutavano, biologicamente, in atomi di calcio. A riprova, dimostrò Kervran: impedendo alla gallina di una regione non calcarea di cibarsi di silicio (nella mica) le uova uscivano da lei «molli, senza il guscio».
Il potassio, negli operai, veniva dal sodio: togliendo alla loro alimentazione il sale (che, nella trasformazione in potassio, «eliminava calore» e abbassava quindi la temperatura del corpo) quegli stessi operai andavano subito soggetti a colpi di calore.
L'ossido di carbonio che uccideva i lavoratori delle fornaci veniva dall'azoto dell'aria, il cui atomo alle altissime temperature della fiamma ossidrica perdeva un nucleone trasformandosi appunto nel micidiale CO.
Kervran modificò l'attrezzatura degli operai, munendo i saldatori di una maschera con un cannello di presa d'aria che girasse loro dietro le spalle (in modo che essi non respiravano più dell'azoto trasformato in ossido di carbonio), e i casi mortali cessarono subito di verificarsi; oggi, per inciso, tutte le acciaierie del mondo usano il «cannello Kervran».
Scoperte a dir poco rivoluzionarie ma conosciute e utilizzate da pochissimi.
Si narra che Kervran venisse invitato di nascosto, con sotterfugi, a parlare nelle Università da professori che lo stimavano. Ma nella maggior parte degli atenei gli studenti sono da sempre rimasti all'oscuro di quello che viene da alcuni definito effetto Kervran.

Le scoperte di Louis Kervran non hanno un valore meramente di disquisizione teorica, ma conducono a importanti risvolti pratici in ambito agricolo, ambientale, nutrizionale e medico.
Kervran negli anni '70 portò avanti, tra gli altri, una serie di esperimenti sulla germinazione dei semi di avena dimostrando che si creava una notevole quantità di elementi - in particolare calcio - prima non presenti nei semi o nel terreno di coltura (i dettagli di questo come di altri esperimenti sono accuratamente descritti nel suo libro "Prove in biologia delle trasmutazioni a debole energia"
Analogamente osservò che quando la frutta viene essiccata naturalmente si notano differenze evidenti rispetto a quella fresca nei rapporti tra i minerali presenti con variazioni non spiegabili se non mediante la teoria delle trasmutazioni biologiche.
In agricoltura, secondo Kervran, le piante possono produrre da sé alcuni degli elementi che gli necessitano per cui la concimazione non deve affatto ripristinare gli elementi che i raccolti asportano, ma solo quelli che saranno trasmutati dalle piante. Pratica adottata per ora solo da alcune aziende biodinamiche poiché metterebbe in crisi tutta l'industria dei fertilizzanti.
L'ipotesi delle trasmutazioni biologiche risolve anche importanti questioni in campo medico.
Nelle affezioni delle surrenali ad esempio si nota iper-eliminazione di potassio. La terapia convenzionale è di tipo sostitutivo e consiste nel somministrare potassio con il rischio, non infrequente, di causare una iperpotassemia, che può condurre l'ammalato a sincopi anche mortali.
Kervran consiglia invece di somministrare magnesio: che si trasforma in potassio, proporzionalmente alle necessità organiche, rifornendo il malato appunto del potassio consumato in eccesso, ma senza il rischio dell'iper-potassemia.
Nelle fratture si somministra calcio, eppure spesso la decalcificazione perdura. Apportando invece silicio, secondo le esperienze di Kervran, la ricalcificazione avviene nella metà del tempo.
Ciò spiega perché nella fitopratica tradizionale si consigliavano empiricamente tisane di equiseto, vegetale ricco di silicio, nelle carenze di calcio.
Con Kervran si apre per la scienza un mondo nuovo, quello della bio-fisica nucleare. Come mai allora, ci chiediamo, a tutt'oggi le sue scoperte non ricevono ancora il riconoscimento e la considerazione che meritano?
Forse perché, come afferma criticamente in questo articolo sul tema Lino Rossi:
"...se si ammettessero le trasmutazioni si aprirebbe il mondo scientifico vero (quello che usa il metodo galileiano e non quello delle tre carte) al concetto che in natura sono possibili numerose reazioni nucleari di fusione fredda; nelle cellule avvengono a bassi livelli energetici, ma nelle celle elettrochimiche non necessariamente. È come un continente enorme ed inesplorato posto davanti a noi che l'autorità ci impedisce di conquistare."

Secondo la tradizione popolare è opportuno bere molta tisana di equiseto per guarire rapidamente le fratture ossee e l'osteoporosi, senza controindicazioni.
Secondo la Staufen Pharma di Goppingen l'equiseto contiene:
 - acido silicico: 62,11%
- cloro: 0,70%
- acido solforico: 4,67%
- acido fosforico: 2,12%
- zolfo: 4,03%
- acido carbonico: 0,59%
- potassio: 2,88%
- sodio: 0,67%
- magnesio: 1,53%
- calcio: 15,40%
- ferro: 2,19%
- altro: 3,11%

I 14 protoni del silicio si uniscono ai 6 del carbonio ed abbiamo fatto del calcio (20 protoni) mediante una fusione nucleare.

I santommaso diranno: "è il calcio (15,40%) che è stato assorbito dalle cellule e non l'acido silicico che potrebbe essere pressoché totalmente espulso". L'osservazione è corretta ma sorgono spontanee alcune domande:
- perché i rimedi fitoterapici senza abbondante silicio non funzionano ?
- perché l'assunzione diretta di abbondanti dosi di calcio non determinano risultati soddisfacenti ? (senza considerare la forte sollecitazione che si cagiona ai reni)
- perché analogamente bere tantissimo latte (ricco di calcio) non produce effetti neppure lontanamente equiparabili a quelli che si hanno con la tisana di equiseto ?
La conclusione viene da sé.

Le popolazioni che vivono in zone desertiche sono solite arricchire le macedonie di frutta con sale (NaCl) e non con zucchero.
Lo fanno per beneficiare di un certo refrigerio che quella particolare macedonia gli procura. Il loro sudore è ricchissimo di potassio. Anche qui vien da pensare che gli 11 protoni del sodio si uniscano agli 8 dell'ossigeno per ottenere del potassio con i suoi 19 protoni. Il potassio è presente nella frutta della macedonia ? Perché no. Ma se i cammellieri non gli mettono il sale soffrono maggiormente il caldo e non sudano il potassio.
Provare per credere. Molto spesso però, a dispetto degli accademici, le pratiche che provengono dalla tradizione funzionano, proprio come in questo caso.

Le galline fanno le uova con il guscio a base di calcio; fin dai tempi della rivoluzione francese Louis Nicolas Vauquelin si accorse che il guscio delle galline conteneva più calcio di quello che assumevano; nel XX° secolo Louis Kervran (1901-1983), bretone, ingegnere e biologo, professore universitario a Parigi, fece numerosi esperimenti e pubblicò numerosi libri dove sviluppò enormemente tutte le considerazioni relative a questi fatti.

La conclusione è inequivocabile: le cellule, sia animali (anche quelle degli accademici), sia vegetali, fanno in continuazione fusioni nucleari che Egli chiamò "trasmutazioni ad energia debole" perché l'energia in gioco è sempre molto modesta; le reazioni possono essere solo leggermente endotermiche o esotermiche ma, ovviamente, mai con grandi energie concentrate.
Infatti non è dato sapere di galline che nel "costruire" l'uovo si congelino o si bollino.

Gli sforzi di questo illustre VERO Scienziato galileiano sono stati coronati nel 1993 con il premio IgNobel (quello per i ciarlatani). Hanno aspettato che morisse per conferirglielo in modo da essere sicuri che non potesse ribattere. I suoi libri però sono disponibili per verificare la meticolosità, il rigore e la fondatezza dei suoi studi.
Dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico queste osservazioni non ci aiutano granchè; la $cienza ufficiale dice che tutto quanto sopra riportato non è vero. Perché ?
Perché se si ammettessero le trasmutazioni si aprirebbe il mondo scientifico vero (quello che usa il metodo galileiano e non quello delle tre carte) al concetto che in natura sono possibili numerose reazioni nucleari di fusione fredda; nelle cellule avvengono a bassi livelli energetici, ma nelle celle elettrochimiche non necessariamente. È come un continente enorme ed inesplorato posto davanti a noi che l'autorità ci impedisce di conquistare.
Il Prof. Giuliano Preparata ed i suoi Colleghi ci assicurano che il problema non è più di natura fisica; è oramai solo di natura ingegneristica. E lo dimostrano (LINK PDF).

La natura dell'uomo, purtroppo, solo con rare eccezioni, è fatta in modo tale che risulta vero solo ciò che l' "autorità" dichiara tale. Intanto il conformismo dilaga e pochi privati schiavizzano l'intera umanità grazie al colpevole contributo di politici, media ed università.

Bibliografia:
- Manfred M. Junius - Alchimia verde –– ed. mediterranee
- Tompkins e Bird - La vita segreta delle piante – ed. NET
- Giuliano Preparata - Dai quark ai cristalli – ed. Bollati e Boringhieri
- Roberto Germano - Fusione fredda - Moderna storia d'inquisizione e d'alchimia –– ed. Bibliopolis
- Kervran L. - Prove in biologia delle trasmutazioni a debole energia – Ass. Culturale Aquarius
- Kervran L. - Prove in geologia e fisica delle trasmutazioni a debole energia - Giannone
- Kervran L. - Trasmutazioni biologiche e fisica moderna – coedizione fra A. Giannone Ed. e Andromeda
- Kervran L. - Alla Scoperta delle trasmutazioni biologiche - Edizioni Edagricole, Bologna, 1969
- Kervran, C. Louis: Natural Non-Radioactive Transmutations: A New Property of Matter; 1963, Librairie Maloine, Paris
- Kervran, C. L.: Preuves Relatives a l'Existence de Transmutations Biologiques; 1968, Libraire Maloine
- Kervran, C. Louis: Natural Non-Radioactive Transmutations: A New Property of Matter; 1963, Librairie Maloine, Paris
- Kervran, C. L.: Preuves Relatives a l'Existence de Transmutations Biologiques; 1968, Libraire Maloine
- Kervran, C. L.: Transmutations Biologiques: Metabolismes Aberrants de l'Azote, le Potassium et le Magnesium; 1963, Libraire Maloine
- Kervran. C. L.: Transmutations a Faible Energie; 1964, Libraire Maloine
- Kervran, C. L.: Transmutations Naturelles, Non-Radioctives; 1963, Libraire Maloine
- Kervran, C. L.: Biological Transmutations; 1972, Swan Publ. Co., NY; Michel Abehsera, translator
- Kervran, C. L.: La Revue Generale des Sciences, Paris (July 1960)
- Sutton, A. - Cold Fusion: The Secret Energy Revolution - http://www.xmx.it/trasmutazioni.htm
Tratto da: scienzaesalute.blogsfere.it

Libro

giovedì 22 gennaio 2015

Spazio/Tempo rivisitato.

Secondo la fisica classica il concetto di spazio è una qualità relativa alla posizione del mondo degli oggetti materiali, oppure lo spazio è inteso come contenitore degli oggetti materiali.
Lo spazio, senza un oggetto materiale, sarebbe dunque inconcepibile.
E' esperienza comune che ogni fenomeno fisico si svolge nello spazio e nel tempo, perciò spazio e tempo sono gli ingredienti fondamentali di ogni teoria fisica.
Da  ciò deriva il fatto che ogni legge fisica comporta esplicitamente o implicitamente delle relazioni spazio-temporali.
Secondo Newton lo spazio e il tempo sono quantità sensibili in relazione a cose sensibili.
Da questo postulato sono nati vari pregiudizi e il conseguente bisogno di distinguere le quantità in assolute e relative, vere e apparenti, matematiche ecc.
Il tempo assoluto vero, matematico, è per sua natura quello senza relazione a niente di esterno, scorre uniformemente, e viene definito durata.
I concetti di ora, giorno e anno sono le misure sensibili ed esterne della durata per mezzo del moto che nell'uso quotidiano vengono impegnate al posto del vero tempo.
Lo spazio assoluto, è per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale ed immobile, lo spazio relativo è una misura o dimensione mobile dello spazio assoluto che i nostri sensi definiscono in relazione alla sua posizione rispetto ai corpi.
Tuttavia non è stato ancora misurato un movimento uniforme per mezzo del quale si possa misurare accuratamente il tempo.
Tutti i movimenti possono essere accelerati e ritardati, ma il flusso del tempo assoluto non può essere mutato.
Tutti questi concetti tuttavia rappresentano un metodo di misurazione appartenente alle definizioni newtoniane che attualmente sono abbastanza superate.
Il principio di inerzia, ad esempio, è la prima delle leggi della Dinamica di Newton; l’enunciato è il seguente:
“Ogni corpo non sottoposto a forze permane in stato di quiete o di moto rettilineo e uniforme fino a che il suo moto non venga modificato da qualche forza esterna”. Questa formulazione è manifestamente incompleta. Rispetto a chi o a che cosa un moto può definirsi rettilineo e uniforme?
Quando osserviamo o descriviamo il moto di un corpo (cioè, quando valutiamo la sua velocità e accelerazione) , lo facciamo in riferimento a qualche corpo o ambiente o anche rispetto a noi stessi.
Ad esempio, se studiamo le oscillazioni di un pendolo in un laboratorio, supponiamo il laboratorio e noi stessi fermi, e riferiamo il movimento del pendolo alla retta verticale passante per il punto di sospensione.
Così facendo trascuriamo il moto di rotazione terrestre, il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole, ecc.
La descrizione che otteniamo è quindi relativa ad un osservatore dato, e sarebbe alquanto diversa se fosse riferita al centro della Terra o a qualche altro corpo dell'Universo.
Secondo Newton, esiste un sistema di riferimento privilegiato, ma non si tratta di un oggetto o sistema di corpi materiale e quindi identificabile mediante l’osservazione.
Il moto rispetto ai singoli corpi materiali (osservatori compresi) è sempre relativo, il sistema privilegiato è lo spazio stesso, e quindi un moto può dirsi rettilineo e uniforme (o, al contrario, accelerato) solo in riferimento allo spazio, che è “assoluto” in quanto indipendente da qualsiasi osservatore.
Eliminando la materia, lo spazio continuerebbe ad esistere
e ad essere sostanzialmente immodificabile. Tale spazio è definito da Newton come assoluto (cioè, indipendente dall'osservatore e dai corpi), vero (in quanto opposto agli spazi o ambienti cui, di fatto, facciamo generalmente riferimento, che sono ‘apparenti’) e matematico (in quanto la sua struttura è definita dalla Geometria euclidea l’unica considerata vera ai suoi tempi); così, si parla di spazio assoluto.
Secondo questa visione lo spazio assoluto rappresenta l’osservatore perfetto e giustifica l’esistenza della Fisica come sistema dotato di . Altrimenti, vi sarebbero tanti universi possibili quanti sono gli osservatori, e non sarebbe possibile concepire una teoria unitaria dell’Universo.
Se questo modo di concepire il problema è logicamente ineccepibile, esso comporta di per sé gravi difficoltà. La prima è ovvia:
la Fisica assume un carattere essenzialmente teoretico e ideale, infatti, le sue leggi non sono “vere” per tutti, ma solo da un punto di vista molto particolare quello
di chi si identifica con lo spazio assoluto. Nella misura in cui diventa certa (non relativa), diventa anche irreale (perché la realtà fenomenica è necessariamente relativa all'osservatore). La seconda rimanda al problema precedente: per rimediare a questo carattere di irrealtà, dobbiamo conoscere la nostra relazione con lo spazio. Se non risolviamo questo problema, anche qualora la Fisica esistesse come teoria unitaria, essa non sarebbe mai applicabile alla realtà fenomenica, o sarebbe
essenzialmente inconoscibile.
Quando si concettualizza, la relazione di un corpo o di un osservatore con lo spazio assoluto, s'intende una misura precisa ottenibile mediante le stesse procedure sperimentali eseguibili da qualsiasi osservatore in qualsiasi luogo, tempo, posizione, velocità e accelerazione.
Ora, la posizione assoluta di un corpo non può essere definita, sia per ragioni teoriche: lo spazio secondo Newton è indefinito e omogeneo e quindi non ha centro, tutti i luoghi nello spazio sono indistinguibili e perciò equivalenti. Il problema è ora la velocità. Si osserva che un dato corpo ha, rispetto a un dato osservatore, una velocità V ; qual è la sua velocità reale V ? Anche in questo caso, Newton (e non solo lui, ma pressoché tutti i fisici da Galileo in poi) risponde negativamente dicendo che non è possibile determinare sperimentalmente la velocità assoluta V un corpo (anche se nulla ci vieta di pensare che abbia un valore definito: ma Fisica si pretende che una grandezza sia sperimentalmente; la semplice ipotesi che abbia un valore definito non ha interesse,se non si può stabilire in qualche modo quale esso sia).
Nella teoria della relatività generale Einstein realizzò che spazio e tempo sono soltanto differenti aspetti di un singolo oggetto che egli chiamò spazio-tempo. Corpi di enormi dimensioni, come pianeti, possono deformare e distorcere lo spazio-tempo e la gravità, di cui noi abbiamo esperienza come forza di attrazione, che è infatti una conseguenza di questa deformazione.
Proprio come un peso posizionato su un tappeto elastico creerà una depressione in cui un vicino oggetto rotolerà, così un corpo di enormi dimensioni come un pianeta distorce lo spazio, attraendo gli oggetti vicini.
Per formulare gli assiomi che stanno alla base della relatività generale, Einstein si basò sull’analisi di alcuni esperimenti ideali avevano come fondamento il fatto che l’accelerazione di gravità dipende solo dalla distanza a cui ci troviamo da un pianeta e dalla sua massa gravitazionale.
Immaginando di trovarsi in un ascensore in caduta libera, dal momento che tutti i corpi interessati cadono con la stessa accelerazione g subiscono alcuni effetti particolari: infatti un osservatore posto al suo interno non percepirebbe più la pressione sulle piante dei piedi dovuta al proprio peso e non avvertirebbe più neanche il peso di un eventuale oggetto nelle sue mani; lasciandolo andare esso si librerebbe a mezz’aria senza spostarsi rispetto a lui.
La situazione risulterebbe del tutto simile a quella che si vive a bordo di una navicella in orbita intorno alla terra, dove la situazione è simile (tutti i corpi si muovono con la medesima velocità), oppure su di un’astronave che viaggi nello spazio profondo, a distanza enorme da ogni corpo
massivo, in modo tale che si possano considerare trascurabili le attrazioni gravitazionali che agiscono su di essa, sebbene in questo caso la situazione fisica sia molto diversa.
Esiste anche un fenomeno complementare a quello appena descritto: se l’astronave lontano da ogni corpo massivo inizia ad accelerare sotto la spinta dei propri motori, tutti i corpi presenti al suo interno (che tendono a conservare il proprio moto rettilineo uniforme per il principio di inerzia) si troveranno spinti verso il fondo. Risulta quindi possibile, se l’accelerazione dell’astronave è costante, creare al suo interno una forza-peso fittizia che permetta agli astronauti di poggiare i piedi sul pavimento.
Nessuno degli esperimenti precedenti, se compiuto in un locale chiuso, permette allo sperimentatore di capire se si trova in presenza di un campo gravitazionale o all’interno di un mezzo di trasporto che sta accelerando in modo costante.
Così Einstein formulò formulò il principio di equivalenza che stabilisce che, in una zona delimitata dello spazio-tempo, è sempre possibile scegliere un opportuno sistema di riferimento, in modo da simulare l’esistenza di un dato campo gravitazionale uniforme o, reciprocamente, in modo da eliminare l’effetto della forza di gravità costante.
Tutto ciò portò Einstein a porre alla base della sua teoria della gravitazione il principio di relatività generale, secondo il quale le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento.
Con questo principio Einstein non solo superò il primo assioma della relatività ristretta, ma anche quello sulla costanza della velocità della luce. Infatti in un sistema di riferimento inerziale la luce che proviene da una stella si propaga in linea retta, mantenendo la propria velocità costante in
direzione, verso e modulo. Invece in un sistema di riferimento accelerato bisogna comporre il moto della luce visto nel sistema inerziale con quello aggiuntivo (e accelerato) del primo riferimento rispetto al secondo. Di conseguenza la velocità della luce cambia in direzione, e la sua traiettoria appare incurvata.
 Per ogni spazio si può definire una proprietà intrinseca che si chiama curvatura.
Gli spazi con geometria ellittica hanno curvatura positiva, mentre quelli con geometria iperbolica hanno curvatura negativa. Nel complesso tali spazi si dicono curvi, mentre spazi come quello di Euclide o lo spazio-tempo di Minkowski hanno curvatura nulla e si dicono piatti.
Poiché la teoria della relatività ristretta non prende in considerazione l’attrazione gravitazionale tra le masse il suo spazio-tempo è piatto; nella relatività generale, invece, è importante conoscere la distribuzione delle masse nello spazio perché attraverso l’equazione di campo di Einstein si può calcolare qual è la geometria dello spazio.
In generale tale geometria varia da zona a zona: le parti di spazio-tempo più vicine alle masse hanno curvature più accentuate di quelle che si trovano lontane da esse.
In queste teorie la geometria dello spazio-tempo è determinata dalla distribuzione delle masse presenti in esso, se tale distribuzione viene modificata la geometria dello spazio-tempo cambia di conseguenza.
Questa variazione nella geometria non è istantanea in tutto l’Universo, ma si propaga alla velocità della luce c.
La propagazione della variazione della geometria dello spazio-tempo prende il nome di onda gravitazionale.
Quindi per capire bene cosa sia lo spazio-tempo dobbiamo iniziare a dare una risposta adeguata a fenomeni quali la gravità, e la massa.
La fisica infatti, non chiarisce bene che rapporto ci sia tra la massa e lo spazio e perché la massa deformi lo spazio e cosa sia veramente la gravità.
Così per dimostrare un postulato a volte non si è tenuto conto di esperimenti ripetibili che portavano dati incongruenti con la teoria effettiva, e quindi tali dati venivano scartati.
Dewey Larson come risposta alla teoria di unificazione della fisica, asserì che ogni dimensione di spazio avesse una diversa dimensione di tempo.
Larson ha rivelato una adeguata ed elegante teoria di campo unificato ricca di risultati pratici:
Invece di pensare a cinque dimensioni (come i fisici degli anni '70 hanno spesso fatto con la teoria Kaluza-Klein), Larson ha pensato a sei dimensioni e le ha definite propriamente come tre dimensioni di spazio e tre di tempo. Ha assunto che esista una coordinata tridimensionale analoga al nostro spazio tridimensionale osservato.
La teoria di Larson pone sei dimensioni invece che le normali quattro e dice che il campo puro, che secondo Einstein era la materia, si muove in direzione uscente da tutti i punti nello spazio a unica velocità o la velocità della luce”.
Oggi la fisica dei punti di campo ha la base per rivedere come il campo unificato si modifichi in compressioni diversificante che quando trovano la sezione aurea possono accelerare in quella comunemente conosciuta come gravità.
L'unica cosa che esiste è il campo unificato.
Se eventualmente si riesce ad accelerare una matrice di campo alla velocità della luce quindi tramite una rotazione da ipercubo è possibile muoversi nel tempo così come non ci muoviamo nello spazio.
Il tempo può essere visto come cicli d'onda di sezione aurea.

mercoledì 14 gennaio 2015

Il completamento della teoria del cervello olonomico, e soluzioni sul disturbo da deficit di attenzione

Gli studi di Pribram furono inaugurati da una domanda, che probabilmente molti di noi si sono fatti: dove avviene, esattamente, la percezione a livello cerebrale? Per tentare di rispondervi, Pribram si interessò agli studi di Karl Lashley, il padre fondatore della psicologia fisiologica nord-americana, volti alla comprensione della localizzazione degli engrammi, le tracce mnestiche depositarie dei contenuti informativi acquisiti. In pratica la sede della memoria, il nostro hard disk interno. Partendo dal principio secondo cui le funzioni psichiche fossero localizzabili, Lashley asportò una ad una le parti principali del cervello di alcuni topolini che avevano appreso un percorso complesso, fino a quando si accorse che perfino quando era stata danneggiata la maggior parte del  cervello, deteriorato al punto da compromettere le loro abilità motorie, i topolini continuavano a ricordare il percorso. La memoria, quindi, sembrava essere distribuita in ogni parte del cervello, efficace ovunque nel medesimo modo.

Dapprima suo allievo e poi assistente, Pribram successe a Lashley nel ruolo di direttore agli Yerkes Laboratories of Primate Biology; successivamente si trasferì all’Università di Yale, dove studiò la funzione della corteccia frontale nelle scimmie e, insieme alla più generale organizzazione del cervello, la percezione e l’origine della consapevolezza umana.

Fu così che Pribram si concentrò sulla visione. Fino a quel momento la versione accettata e condivisa riguardo alla percezione visiva, voleva che essa avvenisse grazie alla messa a fuoco degli oggetti da parte del sistema sensoriale deputato a questo compito, riproducendone poi le caratteristiche a livello corticale ed inviando quindi l’informazione all'area visiva primaria. Lo abbiamo pensato tutti: a ben vedere, proprio come se avessimo una macchina fotografica interna che riproduce fedelmente le caratteristiche del mondo esterno di cui facciamo esperienza.

Ci sbagliavamo. Nemmeno questi esperimenti portarono a validi risultati, o almeno, non nella direzione attesa. Essi mostrarono infatti che si poteva danneggiare quasi completamente tutto il nervo ottico di un gatto senza interferire in modo evidente con la sua capacità di vedere ciò che stava facendo, i suoi movimenti e così via.

Con buona pace dei topi prima e dei gatti poi, gli esperimenti sulla visione – proprio come quelli sugli engrammi – mostrarono che basterebbe una piccola porzione rimasta inalterata del tratto ottico (come prima di tessuto cerebrale), per ricostruire l’informazione visiva (come prima la rievocazione della routine). 

Ecco allora che finire degli anni ’50 Pribram si imbatté in una serie di studi che indirizzarono verso nuove strade ed ipotesi le sue ricerche. In particolar modo fu colpito da alcuni articoli circa l’olografia ottica, una tecnologia allora emergente, e dalla particolare metafora sul funzionamento del cervello che essa offriva.

L’ologramma laser fu scoperto e messo a punto dall’ingegnere Dennis Gabor, il quale ricercava un modo per poter ottenere degli ingrandimenti dell'atomo. Questa scoperta gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1948.
Il principio su cui si basa è tanto semplice quanto straordinario, e descrive essenzialmente un fenomeno di interferenza, ovvero quel fenomeno che si genera quando le onde si sovrappongono le une con le altre. Come si può vedere nell'immagine, l’olografia ottica produce una particolare pellicola che, al contrario di qualsiasi pellicola bidimensionale impressionata (come quella fotografica appunto), permetterà di ottenere l’immagine della mela tridimensionale – esaminabile sotto qualsiasi angolazione e da qualsiasi prospettiva – esattamente come se stessimo guardando (secondo l’esempio qui proposto) la mela reale.

Per farlo, basterà illuminare un suo qualsiasi punto (qualsiasi!) con un fascio di luce laser e… voilà!.Se ne deduce che ogni minuscola porzione della pellicola, e quindi dell’informazione codificata, contenga tutta l’immagine.

L’analogia tra questo sistema e il cervello fu proposta da Pribram dopo aver conosciuto lo stesso Gabor, e discusso insieme a lui della questione in termini matematici. La sua teoria, in pratica, descriverebbe l’effettiva capacità del cervello di leggere le informazioni, le quali si presentano sotto forma di onde, per poi convertirle in schemi di interferenza e trasformarle, proprio come nell'olografia, in immagini virtuali tridimensionali.

Questa tesi è esposta e sostenuta da vari calcoli ed esperimenti in Brain and Perception: Holonomy and Structure in Figural Processing, pubblicato nel 1991.

La matematica utilizzata da Gabor per la descrizione dell'olografia ottica si basa su una serie di equazioni di calcolo note come trasformate di Fourier.

Tali equazioni sono in grado di analizzare e descrivere qualsiasi schema come un insieme di oscillazioni regolari e periodiche, che differiscono tra loro solo nella frequenza, fase e ampiezza d’onda.

Qualsiasi immagine ottica può così essere tradotta e convertita in uno schema matematico di figure di interferenza, proprio in accordo con il teorema di Fourier: esso infatti dimostra che ogni oscillazione periodica di un’onda può essere sempre considerata come la somma di oscillazioni armoniche le cui frequenze sono tutte multiple, secondo numeri interi, della frequenza del moto periodico considerato.

Proprio come mostra l’olografia, ogni cosa che vediamo può a ben vedere essere descritta come particolari configurazioni ondulatorie, il tutto supportato e confermato da una base matematica. Ma non solo: un’altra caratteristica delle equazioni di Fourier è che permettono di utilizzarne le componenti che rappresentano le interazioni delle onde e usarle per ricostruire qualsiasi immagine.

Inoltre non bisogna dimenticare un altro interessante aspetto della questione: l’olografia rappresenta il trasferimento nel “dominio dello spettro” di qualcosa che noi percepiamo nel tempo e nello spazio; in altre parole, l’immagine virtuale è uno schema d’interferenza d’onda di qualcosa che viene in questo modo privato della sua dimensione spazio-temporale: a venire rappresentata sarà solo la sua natura ondulatoria, misurata quindi come forma di energia.

Il modello del cervello mutuato da Pribram grazie all'analogia con l’olografia è quindi essenzialmente una descrizione matematica dei processi e delle interazioni neuronali. La matematica che rende tutto questo possibile è la stessa di quella presa in considerazione da Gabor e di quella che prima di lui Hillman e Heisenberg adottarono per la descrizione degli eventi quantistici: fondamentalmente quindi, la matematica che descrive i processi cerebrali è la stessa di quella che descrive lo strano mondo delle particelle subatomiche.

L'unico punto mancante è come correlare le onde d'interferenza in maniera costruttiva per accelerare il potenziale del cervello.
La simmetria elettrica che produce l’attenzione è
la stessa compressione di carica autosomigliante e frattale che produce la vita, la gravità e la creazione della massa dalla luce.
Per fare ciò è sufficiente correlare le onde cerebrali in una misura di sezione aurea, ecco perchè la meditazione è così importante, rende onde disordinate perfettamente frattali e armoniche.
Tutti sanno che la terapia per il deficit di attenzione consiste essenzialmente di ore di lavoro, in cui il terapista cerca di scoprire quale armonica dell’EEG rinforzare.
Ogni armonica che interferisce distruttivamente crea una notevole incapacità di focalizzazione.
Occorre dunque ripristinare la frequenza mancante per far ritornare l’attenzione.
La frattalità è stata scoperta dopo Einstein e attualmente la fisica riconosce che il frattale è l’unica geometria che permette la compressione infinita.
Quindi per risolvere i problemi di attenzione bisogna assicurarsi di ridurre l'inquinamento elettromagnetico da metalli, cibo, abitazione, trovare il frattale nelle onde cerebrali far entrare le due armoniche delle onde cerebrali in sezione aurea e far entrare i due emisferi in sincronia.
Questo è dare simmetria alle onde ed avere un'attenzione perfetta!!!


>

martedì 13 gennaio 2015

Il Sole pulsa e il sistema si evolve.

Il dottor David Guenther nelle sue ricerche spiega come la superficie del Sole si alzi e si abbassi.
Le vibrazioni del Sole assumono milioni di vibrazioni diverse.







Questa pulsazione è sufficiente a creare increspature nell'etere fluido, le onde creano complessi schemi d'interferenza nell'eliosfera rimbalzando contro il confine della stessa.
Queste interferenze creano campi di forza geometrici che mantengono i pianeti nella loro posizione.
Ogni emissione solare aumenta la quantità di moto e le onde hanno bisogno di una maggiore compressione.
Per comprimere correttamente le onde bisogna che le stesse abbiamo una misura della sezione aurea, altrimenti il loro impatto è distruttivo.
In un periodo come questo dove il sistema solare si sposta ad una compressione più alta, vuol dire che ci stiamo muovendo verso un miglior addensamento delle informazioni dello spazio puntiforme.
Per questo il grosso del cambiamento consiste per la gente di imparare a comprimere il proprio campo in una maniera più densa tramite l'aumento delle informazioni.
Lo studio eseguito negli anni 80, effettuato dal professore di Studi Politici neozelandese James R. Flynn , ha rilevato che nel corso degli ultimi 60 anni, i punteggi del quoziente intellettivo dell'umanità è aumentato da quando sono disponibili i dati dei test del quoziente d’intelligenza!

I paesi presi in esame per le prove sono stati: Australia, Austria, Belgio, Brasile, Gran Bretagna, Canada, Cina, Danimarca, Germania dell’Est, Francia, Israele, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Irlanda del Nord, Norvegia, Svezia, Svizzera, Stati Uniti d’America, e la Germania Ovest.

Sebbene l’effetto Flynn  sia stato studiato attentamente, ancora oggi una spiegazione precisa del perché l’intelligenza generale sia aumentata, non si trova.

Ora abbiamo la risposta, l'addensamento del sistema solare è un avanzamento evolutivo perché le onde di torsione possono addensarsi in un frattale di sezione aurea in un punto che comunemente chiamiamo fotone.


L'aumento di densità del fotone corrisponde alle pieghe che l'onda che lo compone riesce a fare, quindi significa poter addensare in modo più marcato e sostenibile l'informazione che significa intelligenza. 

Introduzione alla nuova Fisica.

La fisica moderna ha preso due strade, una basata sui postulati vecchi ed ormai superati, l'altra sulle ricerche di numerosi studiosi autonomi che con esperimenti ripetibili ovunque hanno elaborato una nuova visione dell'universo.
Un di questi è sicuramente Dewey B.Larson che anche se poco pubblicizzato, ha rifondato completamente i concetti di spazio-tempo.
La scia di queste menti ha portato una sempre più chiara evidenza su come funzioni l'universo.
La sensazionale prova scientifica che tutta la materia fisica è formata da un “etere” di energia invisibile e cosciente risale almeno agli anni ’50. Il rinomato astrofisico russo prof. Nikolaj A. Kozyrev (1908-1983) ha dimostrato senza ombra di dubbio che una simile sorgente di energia deve esistere; e il risultato di ciò fu che egli divenne una delle figure più controverse nella storia della comunità scientifica russa.
Fenomeni come la gravità, l'elettromagnetismo ora possono essere correlati bene in un unica teoria.
Come primo passo bisogna dire che la scienza è arrivata al punto di stabilire che tutto è vibrazione, e che l'unica quantità misurabile è l'inerzia.
Lo spazio dunque è il sole elemento che esiste.
La scoperta dei frattali ha consentito di postulare in fisica ciò che da sempre era difficoltoso, ovvero il fatto di poter spiegare come l'infinito possa essere contenuto nel finito.
Un punto dello spazio dove la compressione è infinita rappresenta un piccolo buco nero, il principio della gravità, e il motivo per cui lo spazio curva.
In un universo che si espande ci deve essere anche qualcosa che si contrae, e il modo per correlare questi due principi e far rimanere in piedi al struttura dell'universo è il dodecaedro.
Ogni vertice di un dodecaedro è un punto compressivo di carica dove può avvenire la compressione in sezione aurea del campo.
La sezione aurea è fondamentale perché è l'unica misura in questa porzione di spazio che è il nostro sistema solare che è in grado di creare interferenze costruttive.
La compressione in sezione aurea dunque è anche il meccanismo per i superfluidi, i buchi neri, e la costruzione dell'universo.
Un recente studio ha confrontato le osservazioni astrofisiche con le previsioni basate sul concetto di spazio-tempo fluido, e ha scoperto che l idea funziona solo se lo spazio-tempo è incredibilmente liscio e scorre senza attrito: in altre parole, è un superfluido.Un recente studio ha confrontato le osservazioni astrofisiche con le previsioni basate sul concetto di spazio-tempo fluido, e ha scoperto che l'idea funziona solo se lo spazio-tempo è incredibilmente liscio e scorre senza attrito: in altre parole, è un superfluido.
L'unico modo per cui lo spazio può essere superfluido è la compressione di carica in sezione aurea, che rende il tunnel, o il vortice, dello spazio auto-sostenibile e auto-organizzante.
La sezione aurea piega le onde di carica in maniera costruttiva consentendo al volume dell'universo di espandersi.
Ogni punto dello spazio che ha una struttura compressiva è un generatore di gravità, il processo si ripercuote in maniera frattale e concentrica potenzialmente infinita.
Una recente scoperta dimostra che la superficie del Sole pulsa in maniera alternata sollevandosi e abbassandosi, questo è sufficiente a dimostrare come tale pulsazione sia l'espansione d'onda che muove lo spazio.
Tuttavia senza dei micro punti dove questa ondata sia in qualche modo compressibile non ci sarebbe nessuna creazione perché le onde si distruggerebbero a vicenda.
Il ritmo o battito si ripete a tutte le scale, quindi tutto il movimento d'onda è costantemente assorbito da ogni centro pulsante, dal cuore della Terra, dal cuore dell'uomo, da ogni atomo che diventa un generatore di onde a sua volta.
L'onda a spirale è un tetraedro roteante.
Un tetraedro, è il mattoncino fondamentale dello spazio tridimensionale ed è il membro fondatore dei Solidi Platonici. Il tetraedro è l'oggetto più semplice che può essere creato in tre dimensioni. L'unico oggetto con soli quattro lati, il tetraedro, ha anche la forma di un vortice.

La fisica può spiegare l'Effetto Mandela?

  Per spiegare l’effetto Mandela si sono scomodate varie discipline, dalla biologia, alla fisica, alla psicologia. Ma andiamo per gradi. C...